Scheda catalografica n: 0800161915

https://w3id.org/arco/resource/CatalogueRecordA/0800161915 entità di tipo: CatalogueRecordA

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Scheda catalografica n: 0800161915 
ita 
0800161915 
2022-12-15 04:05:59.862115 
ICCD14398930 
SCHEDA A (1980): Descrizione: La Chiesa presenta una pianta a croce greca preceduta da un atrio rettangolare. Le pareti sono ornate da lesene con capitelli di ordine composito sormontate da cornici e modanature. Sul transetto si alza un tiburio ottagonale con una cupola a calotta illuminata da quattro aperture circolari. Nelle due cappelle laterali e nel presbiterio sono visibili pregevoli stucchi, notevolmente deteriorati (putti, fregi, cornici e colonne tortili). La facciata risulta suddivisa in altezza da una serie di cornici variamente aggettanti. Nella parte inferiore si apre la porta d’ingresso, in quella superiore, al centro è collocata una finestra con cimasa sormontata da una piccola apertura, mentre ai lati vi sono due ampie volute. Il prospetto è coronato da un timpano. Notevole interesse risulta la parte superiore dell’edificio a due piani (in parte distrutta) con campanile ornato superiormente da balaustra e spoglio di campane. Notizie storico critiche: La grande chiesa fu edificata nel 1732 ed appartenne all’eremo del Crocifisso di Scardavilla degli eremiti del Monastero del più antico eremo di Santa Maria di Scardavilla. Già nel 1197, fra i Monasteri camaldolesi viene citato quello di S. Maria (Annali Camaldolesi, vol. IV, p. 167). Il priore generale Girolamo nella sua visita nel 1615 convertì in eremo l’antico monastero di S. Maria e nel 1732 alla distanza di un quarto di miglio dal primo fu eretto un secondo eremo intitolato al Crocifisso. L’anno seguente, (1733) furono compiuti gli edifici del nuovo eremo e vi fu assegnata una famiglia di dodici eremiti mandati dai Camaldoli. La località è chiamata “In Monte Lippone Meldulae” (VIII, 247,644). A seguito della soppressione dell’eremo il 20 Giugno 1797, i Padri furono espulsi; vi poterono tornare il 17 Giugno 1799, ma il 14 Aprile 1800 dovettero abbandonare definitivamente l’eremo. La mobilia fu trasportata a Forlì e la biblioteca fu unita a quella del monastero di S. Domenico. Rapporti ambientali: Edificio isolato, circondato da terreno coltivato (un tempo era circondato da un bosco parco di Scardavilla). Sorge nei pressi dell'eremo. // SCHEDA A (1987) con NCTN 00305607: Proprietà: Naldini Giuseppina n. a Meldola il 19/03/40, S.N.C. SCARDAVILLA di Cornacchia Pier Francesco con sede a Meldola. Volte: intonacate, in parte sfonde. Pavimenti: in materiali vari, in prevalenza marmette. Decorazioni interne: frontone - incorniciature varie. Descrizione: Completamente in mattoni a vista, la facciata della chiesa lascia trasparire la struttura interna per cui sono riscontrabili in essa tre parti: una centrale leggermente sporgente avente uno sviluppo (sia planimetrico che altimetrico) perfettamente uguale alla navata, due laterali simmetriche anch’esse aventi sviluppo analogo alle navate laterali, completate però nella parte alta da due ali a sviluppo verticale semicircolare. La parte centrale comprende l’unica grande porta d’entrata e in alto un ampio finestrone rettangolare, arcuato nella parte superiore, sormontato da una finestra, il tutto raccolto da una corniciatura sporgente in mattoni; il frontone completa con un cornicione mediano e con un alto zoccolo. Il portale è intonacato nella parte superiore dove è ricavata una piccola nicchia per collocarvi un Madonna. Il retro è caratterizzato da due parti strutturali: il campanile e la sacrestia. Il campanile, collocato in posizione centrale, è adiacente all’abside (che ha forma rettangolare). Le sue forme semplici hanno come unici elementi decorativi due cornicioni tra cui è interposta la loggetta che presenta una balaustra. Una uguale balaustra completa il campanile nella sommità. La sacrestia si sviluppa per tutta la larghezza del corpo di fabbrica su due piani. La sua struttura simmetrica è resa evidente dalle aperture; in posizione centrale vi è una loggia doppia (per piano), la parte inferiore mette in evidenza un portale in sasso di ridotte dimensioni, la parte superiore è la loggetta vera e propria. Una balaustra, simile a quella del campanile, e un arco a sesto ribassato (forma toscana) ornano la loggetta. (la descrizione segue nella scheda catalografica allegata). Notizie storico critiche: La chiesa (e il limitrofo palazzo) fanno parte dell’antico eremo del Crocifisso di Scardavilla, eremo in cui vissero e pregarono per secoli eremiti del monastero di Camaldoli. Fu costruito come filiale in uno più antico: quello di Santa Maria di Scardavilla posto più in basso (Scardavilla di sotto) e di cui si ha notizia fin dall’anno 1197. Santa Maria di Scardavilla nel 1136 è fra le filiali della congregazione camaldolese di Vincaredo di Bertinoro e nel 1487 è unita all’abbazia di Classe cui la sottrae Leone X nel 1513 dopo che Classe aveva subito la terribile devastazione seguita alla battaglia di Ravenna combattuta il giorno di Pasqua del 1512. In seguito fu aggregato a San Lorenzo alle Acque Calde di Meldola. L’eremo del Crocifisso fu soppresso il 20 giugno 1797, ma gli eremiti approfittando della momentanea ritirare dei Francesi vi poterono ritornare il 17 giugno 1799 per esserne poi definitivamente espulsi il 14 aprile 1800. La loro libreria, portata a Forlì fu unita a quella del convento di San Domenico di cui poi seguì le sorti. Nel secolo scorso gli edifici e le terre dell’eremo passarono per varie mani; pochi anni fa appartenevano ai Padri della Consolata di Torino, poi sono passati alla famiglia Battistini di Forlì e in seguito all’azienda agricola Tedaldi-Naldini. Fino a poco tempo fa, attorno era un famoso ed antico bosco fatto di querce, farie, cerri, che gli eremiti camaldolesi avevano custodito per secoli con cura. La chiesa fu costruita nel 1732 e consacrata l’anno successivo. A causa della trascuratezza dei nuovi proprietari (succeduti ai religiosi cacciati da soldati napoleonici) e dei terremoti, specialmente di quello del 1870 gli edifici, soprattutto quelli di Scardavilla di Sotto, andarono in rovina; nel 1911 era ancora esistente parte della cinta muraria ed anche un maestoso arco di accesso a Scardavilla di Sopra. Nel 1942/43 i Padri missionari della Consolata di Torino ne fecero acquisto e iniziarono l’opera di restauro che, pur non tenendo sempre conto della primitiva struttura architettonica del tempio date le esigenze imposte dallo stato di emergenza; gli stessi padri iniziarono l’opera di distruzione del bosco. Rapporti ambientali: La chiesa prospetta su uno slargo con al centro una fila di alberi e si trova nelle vicinanze di un palazzo posto a ridosso della strada comunale. // Revisione SCHEDA A (1989): Pianta: (isolata) centrale. Volte: materiale non accertabile, intonacato. Decorazione esterna: semplice muratura a faccia vista 
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seguo le relazioni inverse