Catalogue Record n: 0300151995-14
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Catalogue Record n: 0300151995-14
Scheda catalografica n: 0300151995-14
ita
0300151995-14
2023-07-19 03:19:11.242454
ICCD12337811
NSC.: L'unico artista al quale queste pitture sono accostabili pare Giulio Rubone, ma la qualità degli affreschi Petrozzani è forse superiore alla portata del pittore, il quale peraltro muore il 23 luglio 1590; mi pare che allo stesso autore dei nostri affreschi spettino due disegni, uno nel British Museum di Londra (Decio Mure racconta il suo sogno, inv. 1950-0508-2) e l'altro in collezione privata (Giulio Cesare davanti alla statua di Alessandro Magno), già impropriamente attribuiti a Lorenzo Costa il Giovane (Stock 1985).Quanto alle copie dalle tele di Mantegna, da subito la loro cronologia è oggetto di proposte quanto mai varie. Barbacci e Giannantoni (1939, p. 618) ritengono che siano databili al 1628 e spettino quindi ad Anton Maria Viani; così interpretano infatti la problematica data leggibile nel pannello 753. Marani, in appunti manoscritti (BCMn, Carte Marani, b. XLI, fasc. 60), ricorda "l'iscrizione: Comes Tullius Petrozzani anno MDCVIII". Luzio (1938, pp. 192-197) discute ampiamente di questi affreschi che pubblica con grande risalto, ritiene che essi siano della fine del Cinquecento e anteriori alle incisioni del 1599 dell'Andreani. Un anonimo redattore della "Voce di Mantova" li definisce di "ignoto autore del primo Cinquecento", mentre Barbacci esita sulla data, scrivendo che sotto quella del 1674, ben visibile, ne è affiorata "un'altra, che può leggersi 1628 o anche 1578, secondo come si interpreti una cifra quasi cancellata". Per Argan (1940) potrebbero essere dei primi del Seicento, per Fiocco del 1628, per la Perina (1961, p. 303 nota 126) "ascritte agli ultimi decenni del Seicento", per Paccagnini (1973, p. [52]) del tardo Cinquecento. Martindale (1992?, pp. 104 nota 5 e 105) stabilisce un ante quem del 1629, poiché a suo parere l'autore di queste copie ha avuto accesso agli originali, partiti in quell'anno per l'Inghilterra, e non si è rifatto né a ulteriori copie né alle incisioni dell'Andreani. Per Cicinelli (in Cerati 1989, p. 13) i Trionfi ad affresco sono del 1674, per la Suitner (1986, p. 27) sono cinquecenteschi; Agosti (1995, p. 83 nota 130) li data a cavallo tra Cinque e Seicento, nel momento in cui gli originali sono oggetto di un robusto rilancio, certo anche per finalità politiche (Martindale 1979, pp. 103-108; Borea 1993, pp. 28-29; Agosti 2005, pp. 435-440; Arlt 2005): essi vengono tradotti in incisioni a chiaroscuro dell'Andreani e trasferiti nel 1601 (?) da Palazzo San Sebastiano al Palazzo Ducale. La Karpinsky (2001, p. 45 note 14 e 15) ritiene che gli affreschi possano essere del 1628 mentre Erbesato (2005, p. 99) li giudica sicuramente posteriori, ravvisandovi un "denso impasto tipicamente barocco": stesse parole già usate da Paccagnini (1961, p. 47 n. 28b).Rispetto agli originali, le copie ad affresco presentano una tavolozza ridotta e spenta, oltre ad alcune variazioni cromatiche. Sembrerebbe tuttavia che i murali siano stati eseguiti quando gli originali erano ancora in città e certamente entro il 1629; la datazione proposta da Agosti, a cavallo tra XVI e XVII secolo, pare convincente e coincide con la datazione di altre copie dipinte su tela o su rame, tra le quali vi sono ben due serie realizzate dal mantovano Ludovico Dondi, una nel 1602 e un'altra entro il 1614 (Luzio 1913, p. 105; Lapenta 2006, pp. 294-297). Agosti (2005, p. 462 nota 11) suggerisce allora che le copie ad affresco possano spettare proprio al Dondi; la sua proposta, accolta dalla Pisani (scheda 25, in Mantegna a Mantova 2006, p. 118), è respinta da Marubbi (in La Pinacoteca Ala Ponzone 2007, p. 51), che - credo a ragione - vede nei nostri strappi una resa pittorica più sciatta rispetto alle miniature su rame appena citate. I nostri Trionfi hanno tracce di una decorazione di contorno che parrebbe coeva: una specie di cartouche in alto mentre in basso, tra le scene, doveva esserci un elemento decorativo di cui rimangono solo modeste tracce e dovevano essere appoggiati su un pilastro aggettante. I tre pannelli inventariati coi numeri 751-753, inframmezzavano, come ricordano Barbacci e Giannantoni nel 1939 (?), le nove copie dal Mantegna, rappresentano angeli reggistemma, recano la scritta col nome di Tullo Petrozzani e la controversa data "MDCLXXIIII". Questa appare infatti con ogni probabilità ripassata, modificata nel corso di un intervento successivo alla primitiva stesura della decorazione. Ne deduco, quindi, che il ciclo dei Trionfi è stato "rinfrescato" nel 1674 e che con l'occasione forse anche gli stemmi sono stati modificati