Catalogue Record n: 0900235588

https://w3id.org/arco/resource/CatalogueRecordOA/0900235588 an entity of type: CatalogueRecordOA

Catalogue Record n: 0900235588 
Scheda catalografica n: 0900235588 
ita 
0900235588 
2024-02-11 04:06:48.965469 
ICCD2757667 
(prosegue da NSC) Questa destinazione sembra improbabile per le dimensioni della lastra, finita nel portale solo a causa di un reimpiego. Infatti, sebbene il Cristo in mandorla attorniato dai quattro simboli evangelici o da angeli si riscontri frequentemente nei portali romanici (nella lunetta per lo più, per evidenti ragioni compositive), le dimensioni del rilievo di Bon amico ci fanno ritenere che la collocazione originaria fosse in un altare, come paliotto. Motivi di ordine iconografico corroborano tale affermazione : una delle composizioni preferite per le fronti d'altare era proprio il Cristo in trono e nella mandorla, con il Tetramorfo e l'Agnello. Il bassorilievo fu, per tutto l'Ottocento, uno dei pezzi di maggior richiamo della collezione di sculture medievali del Camposanto. Solo Ranieri Tempesti, che scoprì l'opera, negava l'attribuzione a Bonamico, credendo, come riferisce Ciappei nella lettera citata, che l'autore fosse stato Biduino; sulla sua scorta, Carlo Lasinio annotava, nel 1821: "il fregio d'architrave..io giudico fatto da Biduino Pisano del sec. X e che Bonamico fosse il padrone committente, il quale si raccomanda de' suffragi per sé" (LASINIO 1923); più tardi, negli inventari, il conservatore riconosce che l'opera è "di uno scultore, chiamato Bonamico, del X secolo" (LASINIO 1831). Nei primi studios i, la datazione dell'opera oscilla tra XI (DA MORRONA 1816, GRASSI 1836-38 ) e X secolo (ROSINI 1816a, LASINIO 1814-25 che riconosce che "nell'insiem e traluce un certo impegno dell'artefice nell'imitazione del Vero, e del g rande", ROHAULT DE FLEURY 1866, che ritiene l'opera di stile bizantino, possedendo "le cachet grec le plus pronuncé"). Milanesi, in VASARI-MILANESI 1846-70, attribuisce a Bonamico i capitelli della pieve di Mensano (SI), per via di un'iscrizione nella chiesa. L'epigrafe, incisa su una lastra di marmo, ripete la formula del fronte d'altare, aggiungendo il titolo di "Magister". CAVALCASELLE-CROWE 1875, segnando l'apice della fortuna dello scultore, collocano lo scultore nel XII secolo, riconoscendogli il portale Est del Battistero (negato a Bonamico da SCHMARSOW 1890), il David presso la Porta di S. Ranieri e quello, piccolo, in Camposanto [09/00235587]. Nei de cenni successivi, Bonamico diminuisce d'importanza. Gli vengono così attribuite opere minori e di rozza fattura, facendone una sorta di Biduino 'dimezzato' (SWARZENSKY 1910, TOESCA 1927, SALMI 1928) e un semplice portatore dei modi pisani nel senese (BIEHL 1926). Bonamico, come ha già riconosciuto la critica, è partecipe dei modi della plastica pisana della seconda metà del XII secolo. Tra le molte opere attribuitegli, mi pare si possano ritenere della sua bottega solo il fronte d'altare firmato ed il complesso de i capitelli della pieve di Mensano. Stringenti analogie stilistiche, morfemi e tipologie comuni si notano nell'esecuzione delle capigliature e delle criniere, nelle pose degli animali, nei particolari delle teste degli animali, negli occhi, dalle orbite profonde con alte arcate sopracciliari. Si presentano, tuttavia, differenze importanti. Nei capitelli si palesano un aggetto e una tridimensionalità maggiori delle figure, ad altorilievo e con parti a tutto tondo, e un modellato morbido, fluente; nel fronte d'altare tutto sembra indurirsi, spigoloso e 'caricato'; i personaggi, innaturalmente immobilizzati, sono in una posa senza tempo, che, credo, voglia rende re la ieraticità e lo stile 'sfaccettato' dei modelli in metallo (un caso per tutti, il paliotto del Duomo di Città di Castello), certamente più ricchi e pregiati, cui lo scultore, forse per esplicita richiesta della committenza, si è dovuto rifare, operando un difficoltoso e imprigionante transfert di modi tra tecniche e modellati di resa differente. Qualche parola, infine, sulle due iscrizioni, di Castellina e di Mensano, per richiamare le differenze di grafia. Nel fronte d'altare la scritta è più rozza e dal difficoltoso allineamento (forse perché eseguita dopo la messa in opera), mentre a Mensano si rivela di un'eleganza poco comune; qui, la grazia delle lettere ci porta, credo, già ad una data duecentesca. Si badi, per inciso, che quest'ultima iscrizione non si riferisce certo ai capitelli, ma con maggiori probabilità ad un pulpito o paliotto 

data from the linked data cloud

Licensed under Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0). For exceptions see here