positivo, Esterno gelateria a Vienna by Famiglia Alessio Arnoldo (XX)
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La fotografia fa parte di una raccolta familiare e ritrae il gelatiere Vincenzo Arnoldo. Dopo una prima esperienza con una gelateria a Vienna prima della Prima guerra mondiale, riapre una nuova attività nella capitale austriaca nel 1930 ca. Ritratto con due collaboratrici davanti alla vetrina della gelateria che riporta interessanti elementi legati alla comunicazione di sé e del proprio lavoro. Si distinguono la scritta Grefrorenes, gelati, in evidenza, la data di inizio dell'attività 1907, il nome e cognome, a garanzia di esperienza e tradizione, il riferimento alla produzione fresca giornaliera, all'uso di frutta fresca, la cura dell'estetica dei pannelli in legno con un gelatiere e il mantecatore da un lato e una cameriera con vassoio e gelato dall'altro, l'abbigliamento curato del gelatiere e dei collaboratori. inoltre una delle tende della vetrina è scostata per lasciar intravedere dalla strada il mantecatore in funzione
positivo, Esterno gelateria a Vienna by Famiglia Alessio Arnoldo (XX)
positivo, Esterno gelateria a Vienna di Famiglia Alessio Arnoldo (XX)
positivo
La mobilità dei gelatieri bellunesi è sempre stata caratterizzata da un percorso pianificato nei dettagli ben prima della partenza, basato su pratiche collaborative, forti legami intergruppo e finalizzato al raggiungimento di una autonomia lavorativa dopo un primo periodo di acquisizione dell’esperienza necessaria. È una mobilità praticata ancora oggi, perché è stata, ed è, di successo, a differenza di altre forme di migrazione specializzata che hanno interessato gli stessi territori ma non hanno avuto seguito. È una mobilità stagionale che coinvolge una grossa parte del nucleo familiare del gelatiere. Questo ampio coinvolgimento ha un peso importante nella pianificazione della propria vita, nella costruzione degli affetti e nelle relazioni sociali, spesso divise tra due luoghi: quello del lavoro e quello della pausa invernale. Dal XVIII secolo in diverse zone del Bellunese si è stratificata una corrente migratoria diretta verso i principali centri della Pianura Padana, Venezia in primis. Progressivamente si è allargata verso l’Impero Austro-Ungarico, con Vienna come centro di forte attrazione. La mobilità era inizialmente caratterizzata, come in altre zone alpine, per la maggior parte da uomini che migravano nel periodo invernale, dediti a diverse tipologie di lavori specializzati. Circa dalla metà del XIX secolo, nella Valle di Zoldo e in alcune zone del Cadore (es. Zoppè, Valle di Cadore…) si sviluppò una predilezione per una peculiare attività lavorativa: la produzione di alimenti dolci (caldarroste, pere cotte, frutta caramellata, biscotti, in dialetto scòti, percòt, caraméi, zalét) e il loro commercio ambulante organizzato in gruppi di uomini, le “compagnie”. Verso la fine dell’Ottocento iniziò ad affermarsi una nuova opportunità: la produzione e la vendita ambulante di gelato. Non esistono fonti certe su chi fu il primo ad iniziare e da chi imparò questo nuovo saper fare. Molto probabilmente, grazie alle già presenti pratiche di mobilità lontano dai luoghi di origine e alla frequentazione di centri cittadini caratterizzati da un grande fermento culturale, alcuni pionieri vennero in qualche modo in contatto con questa nuova pratica e la fecero propria velocemente. Storicamente è documentato che proprio in questo periodo il consumo di gelato si stava sempre più affermando, uscendo da quel consumo esclusivo da parte di nobili e aristocratici che lo aveva caratterizzato fin dalle sue origini. La potenziale clientela era quindi in espansione e il mercato vasto. Un’ottima opportunità da cogliere che ben si coniugava con le modalità organizzative già consolidate: produzione in un laboratorio, vendita con il carretto ambulante e con le “compagnie”, materie prime e ghiaccio facilmente reperibili nei grandi centri, forte propensione allo spostamento per motivi di lavoro. Il successo ottenuto fu tale che in pochissimo tempo la pratica si diffuse nei luoghi di provenienza di questa prima avanguardia di uomini, alimentando e stimolando sempre più partenze. A Vienna la diffusione era tale che nel 1894 fu emanata una legge che rendeva oneroso il commercio ambulante, ma questa stimolò i gelatieri a diversificare iniziando una attività di vendita fissa: nacquero le prime gelaterie e la concorrenza con i pasticceri locali continuò. Questa nuova modalità di commercio del gelato si diffuse sia all’estero che in Italia, spesso affiancando la vendita con i carretti. La stagione diventò quella estiva anche se molti continuarono a vendere castagne o pere cotte durante l'inverno per integrare il bilancio familiare. L’alta redditività dell’attività portò ad ampliare sempre più le destinazioni non solo in Italia e in Europa ma Oltreoceano, ad esempio in Argentina. Si delineò anche una sorta di “strategia di distribuzione” delle mete: alcune condivise da tutti, come la Germania e l'Ungheria, mentre per altre c’era la tendenza a orientarsi verso una determinata meta, quasi esclusiva, rispetto al singolo territorio di partenza. Questo a causa del passaparola tra abitanti della medesima frazione, alla propensione a costruire gruppi legati da relazioni di amicizia e parentela e per non saturare il mercato. Ad esempio Vienna per la Val di Zoldo e Zoppè; la Boemia, la Polonia, l’Olanda per i Cadorini. La Prima guerra mondiale segnò il declino della diffusione dei gelatieri zoldani e zoppedini in territorio austriaco ma non all'affermazione dell’attività dei gelatieri che ricollocarono le loro attività in altre città italiane o all’estero, soprattutto in Germania. Quest’ultima diventò la meta privilegiata, in particolare dal secondo Dopoguerra, per una serie di diversi fattori favorevoli: contiguità geografica, boom economico, familiarità con la lingua tedesca e tutt’ora è la meta preferita. Dopo il Primo conflitto mondiale i luoghi di provenienza dei gelatieri e la trasmissione del sapere si allargarono progressivamente: non più solo Val di Zoldo e Cadore, ma zone dell’Agordino, Longaronese, Coneglianese, Vittoriese, Trevigiano, dando vita a modalità di saper fare, di rappresentarsi e di comunicarsi condivise e riconoscibili
La famiglia Arnoldo, della frazione di Foppa in Val di Zoldo, ha una lunga tradizione nel campo della produzione e vendita del gelato. I racconti tramandati riportano che circa nel 1880 un antenato, Alessio Arnoldo, era migrato a Venezia, realizzava tele con la canapa e vendeva pere cotte, mentre dal lato materno, Alberto Arnoldo, stesso cognome ma nessuna parentela, era migrato a Vienna. Nel 1897 Vincenzo Arnoldo, figlio di Alessio, di quindici anni, si recò con un suo amico zoldano, Tacco Giobatta, a Vienna, per lavorare. Un compaesano aveva procurato loro un lavoro presso un cadorino, Mansueto Cazzetta, come venditori di gelati con il carretto in un paese sul Danubio. I due giovani hanno lavorato per tre stagioni. In famiglia si ricorda che Vincenzo raccontava di non essersi mai trovato male svolgendo questa attività, tranne il periodo in cui fu assassinata l’Imperatrice Elisabetta, per mano di un italiano: ci furono diversi momenti di tensione in quei giorni, era il 1898. Ritornato a Vienna Vicenzo continuò a lavorare per qualche anno come dipendente in altre gelaterie e nel 1907 inizia la sua attività in proprio con un negozio in Nuelingenfelsder Strasse. Arriverà a gestire tre gelaterie nella capitale con la produzione in un unico laboratorio che riforniva gli altri punti. Allo scoppio della Prima guerra mondiale ha dovuto abbandonare il territorio dell’Impero lasciando tutto. In riferimento a questo particolare momento, si racconta che l’unica cosa che Vincenzo volle assolutamente riportare con sé in Italia erano due targhe poste sulle tombe dei due figli morti in giovane età e sepolti a Vienna. Vincenzo ebbe dieci figli, alcuni erano nati a Vienna, altri in valle a seconda del periodo di nascita (ovvero se nati duranti il periodo della stagione estiva o del riposo invernale). Durante la guerra rimase in valle lavorando nella costruzione di gallerie. A conflitto finito non ricevendo nessun risarcimento per le attività lasciate in Austria, decise di ricominciare da zero avviando una attività di gelateria a Bressanone, che di protrasse fino al 1928, con solo carretti ambulanti e un laboratorio di produzione. Durante l’inverno integrava vendendo a Milano pere cotte. Ritornerà a Vienna con una gelateria negli anni Trenta, prima in Prager Strasse, poi nel 1938 si sposterà sul Ring in una zona più strategica vicino alla Camera di Commercio e ad alcuni uffici ministeriali, rimanendo per circa quarant’anni. La gelateria di famiglia si è sempre chiamata con il cognome “Arnoldo”. Un figlio, Attilio Arnoldo, nato nel 1915, affiancherà Vincenzo nella gestione per poi subentrare come titolare. Durante il Secondo conflitto mondiale Attilio restò a Vienna, mentre il resto della famiglia rientrò in valle. La gelateria ha potuto continuare la sua attività ma con orari ridotti e con limitazioni dovute al reperimento delle materie prime. Pur in pensione, Attilio ha continuato a frequentare la gelateria fino al 1983. Nel 1977 è il figlio di Attilio, Alessio Arnoldo, a prendere in mano la gelateria di famiglia, coadiuvato dalla moglie Anna Scarzanella e la collaborazione dei figli Nadia, Michela e Fausto. Fausto rappresenta oggi la quarta generazione degli Arnoldo gelatieri a Vienna. I dati di campo sono stati raccolti da Claudia Cottica durante la ricerca etnografica condotta nel 2020-2021 per il Comune di Val di Zoldo-Progetto Museo del Gelato e dei Gelatieri
La fotografia fa parte di una raccolta familiare e ritrae il gelatiere Vincenzo Arnoldo. Dopo una prima esperienza con una gelateria a Vienna prima della Prima guerra mondiale, riapre una nuova attività nella capitale austriaca nel 1930 ca. Ritratto con due collaboratrici davanti alla vetrina della gelateria che riporta interessanti elementi legati alla comunicazione di sé e del proprio lavoro. Si distinguono la scritta Grefrorenes, gelati, in evidenza, la data di inizio dell'attività 1907, il nome e cognome, a garanzia di esperienza e tradizione, il riferimento alla produzione fresca giornaliera, all'uso di frutta fresca, la cura dell'estetica dei pannelli in legno con un gelatiere e il mantecatore da un lato e una cameriera con vassoio e gelato dall'altro, l'abbigliamento curato del gelatiere e dei collaboratori. inoltre una delle tende della vetrina è scostata per lasciar intravedere dalla strada il mantecatore in funzione
Esterno gelateria a Vienna
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