Sottogonna a crinolina - Costume di Arlecchina, della commedia dell'arte, RAPPRESENTAZIONI/ PROFANE by Caucino, Adolfo
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Costume di Arlecchina, della commedia dell'arte, Sottogonna a crinolina, bene complesso/ parte componente
Sottogonna a crinolina - Costume di Arlecchina, della commedia dell'arte, RAPPRESENTAZIONI/ PROFANE di Caucino, Adolfo
Sottogonna a crinolina - Costume di Arlecchina, della commedia dell'arte, RAPPRESENTAZIONI/ PROFANE by Caucino, Adolfo
1910-1910
Sottogonna a crinolina in cotone bianco. La forma a campana presenta un’asimmetria, la parte posteriore ha una maggiore lunghezza rispetto a quella anteriore. L’orlo inferiore è arricchito da una gala arricciata. A metà circa tra la parte superiore e la gala è inserito un cerchio, cucito all’interno e probabilmente di metallo, utilizzato per aumentare l’ampiezza della gonna
Costume di Arlecchina (della commedia dell'arte, bene complesso/ parte componente)
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Il costume di Arlecchina fa parte della raccolta di maschere della commedia dell’arte curata da Alessandro Roccavilla su incarico di Lamberto Loria, per l’Esposizione Internazionale di Roma del 1911. La commedia dell’arte, nelle sue peculiari caratteristiche, era al tempo scomparsa. Tra la seconda metà del Cinquecento e la fine del Settecento conobbe il periodo di massima diffusione come forma di rappresentazione teatrale che dalla penisola italiana giunse a diventare un fenomeno europeo. Prima che la denominazione di “commedia dell’arte” venisse introdotta con la riforma teatrale di Goldoni nel XVIII sec. e l’affermazione della professionalità dell’attore, tali rappresentazioni erano conosciute con il nome di “commedia buffonesca”, “di maschere”, “a soggetto”, “all’improvviso”, “commedia degli Zanni”. Caratteristiche principali erano: l’uso di costumi e maschere; la costruzione semplice dei personaggi attraverso l’uso di un dialetto, la foggia del costume e una precisa classe sociale; l’improvvisazione degli attori sulla base di un canovaccio (o scenario) che forniva una descrizione indicativa dell’intreccio e dell’azione dei personaggi: uno strumento mnemonico che si prestava in modo duttile a una forma orale di rappresentazione fondata sull’azione, adattabile in funzione degli attori presenti (BIBR: TAVIANI 1982), nonché di pubblici e contesti differenti (BIBR: FERRONE 1993). Attraverso le performance che transitavano nelle pubbliche piazze o sui palcoscenici teatrali, durante il periodo di carnevale o in particolari occasioni cerimoniali e festive, la commedia dell’arte rappresentò un veicolo di circolarità culturale tra élite e mondo popolare. L’esposizione romana del 1911, allestita nel Palazzo delle Maschere e dei costumi, intendeva rappresentare l’evoluzione storica della commedia dell’arte e riconoscere l’interesse etnografico di quegli elementi di origine popolare che pure avevano risentito di contatti con la Commedia erudita. Le maschere, montate su manichini e sullo sfondo di scenografie dipinte, dialogavano in differenti gruppi che segnalavano il passaggio dagli aspetti comici non ancora formalizzati, che fino al XVI secolo avevano come campo d’azione la piazza (satire, buffonerie, contrasti), fino ai caratteri più codificati delle maschere della commedia dell’arte che, dal Cinquecento, presero forma con l’attività di compagnie di attori e attrici professionisti (BIBR: CATALOGO MOSTRA 1911). Venivano così rappresentati alcuni “tipi fissi” – caratteri che ricorrono nelle differenti performance teatrali: il Servo (o Zanni), il Padrone, l’Innamorato, ecc. –, incluse le “servette”, tra cui Arlecchina, esposta nel gruppo IV dedicato ai “Personaggi della Commedia dell’Arte del secolo XVIII”. Il costume collezionato da Roccavilla è stato realizzato dalla sartoria Caucino di Biella seguendo il modello iconografico delle illustrazioni di Maurice Sand (BIBR: SAND 1860), che individua Arlecchina tra quelle servette spesso coinvolte nei sotterfugi amorosi della padrona innamorata, anche note con i nomi di Colombina, Betta, Franceschina, Diamantina, Corallina, Violetta e Marinetta. La commedia dell’arte fu il primo esempio nella storia del teatro a includere le attrici negli spettacoli per le parti femminili. Nelle prime compagnie di comici le servette venivano interpretate da uomini. Intorno al 1560 apparvero sulla scena le prime donne, solitamente dotate di bellezza e di una certa cultura: una rivoluzione di grande impatto sul pubblico, che costituì un veicolo di emancipazione femminile e alimentò la polemica ecclesiastica contro gli aspetti immorali della nuova professione dei comici (BIBR: CASTIGLIONE 1759). In questo percorso ebbe un ruolo importante lo sviluppo, tra Italia e Francia, della maschera veneziana di Colombina, grazie al talento creativo di Isabella Franchini Biancolelli e successivamente di sua nipote Caterina Biancolelli (1665-1716) (BIBR: RASI 1905; RADULESCU 2011). Il personaggio di Arlecchina si lega a quello di Colombina e ne mantiene la duttilità nell’assumere parti differenti, forzando i tradizionali schemi dei tipi fissi: dalla domestica impertinente alla falsa ingenua, al medico, avvocato o giudice, ecc., per diventare in Francia una sorta di primo Zanni femminile. Furba, attraente e dalla forte personalità, Colombina è scaltra nel liberarsi del corteggiamento del suo “vecchio” padrone Pantalone o di Leandro. È lo speculare femminile di Arlecchino di cui è solitamente l’Amorosa o la moglie, tanto che, occasionalmente, i due personaggi verranno assimilati non solo nella foggia del costume ma anche nel nome: Arlecchina, con il costume a toppe colorate, appare per la prima volta sulle scene a Parigi nel 1695 in un dramma intitolato “Ritorno dalla fiera di Besons”, trovando largo consenso nel pubblico e diventando popolare nell’ambito di feste e carnevali. La sua maggiore interprete fu la stessa Caterina Biancolelli, figlia di Domenico Biancolelli (1638-1688), un celebre Arlecchino
INVS.RMEI.14473
Sottogonna a crinolina in cotone bianco. La forma a campana presenta un’asimmetria, la parte posteriore ha una maggiore lunghezza rispetto a quella anteriore. L’orlo inferiore è arricchito da una gala arricciata. A metà circa tra la parte superiore e la gala è inserito un cerchio, cucito all’interno e probabilmente di metallo, utilizzato per aumentare l’ampiezza della gonna
In origine il bene era custodito nella cassa di legno 763, insieme agli altri pezzi del costume. È attualmente conservato in un deposito privo di controllo microclimatico, all'interno di una scatola di cartone priva di acidi che riportano l'indicazione del corrispondente numero di inventario 24336
Costume di Arlecchina
Roma (RM)
1201254198-6
costume di arlecchina della commedia dell'arte
proprietà Stato
metallo
cucitura a macchina
fibra vegetale/ cotone
modellatura su forma
tessitura a telaio industriale
<https://w3id.org/arco/resource/PhotographicDocumentation/1201254198-6-photographic-documentation-1>