Maschera - Costume di Battì, di carnevale, RITUALITÀ/ ABITI MAGICO-RITUALI-CERIMONIALI

https://w3id.org/arco/resource/DemoEthnoAnthropologicalHeritage/1201254202-1 an entity of type: CulturalPropertyComponent

Costume di Battì, di carnevale, Maschera, bene complesso/ parte componente
Maschera - Costume di Battì, di carnevale, RITUALITÀ/ ABITI MAGICO-RITUALI-CERIMONIALI 
Maschera - Costume di Battì, di carnevale, RITUALITÀ/ ABITI MAGICO-RITUALI-CERIMONIALI 
ante 1908-0000 
La maschera è realizzata in gesso e cartapesta, rappresenta la testa di un uomo. È dipinta con i colori naturali del viso. Viene utilizzato un rosa chiaro per l’incarnato, un marrone per le sopracciglia, i baffi e un neo sporgente posto sulla guancia destra. Un colore rosso chiaro sottolinea le labbra. Ha le narici e la bocca tagliate, mentre non ci sono fori in prossimità degli occhi. Nella parte posteriore non ci sono elementi di sostegno che possano far capire come questa maschera potesse essere indossata 
Costume di Battì (di carnevale, bene complesso/ parte componente) 
5300  25192 
01254202 
12 
1201254202 
ll costume del Battì fa parte di una raccolta di costumi e maschere curata da Mary D’Ancona e Lamberto Loria, volta ad ampliare le collezioni del Museo di Etnografia italiana di Firenze (1906) poi confluite nell'Esposizione Internazionale di Roma del 1911. Le poche notizie relative al costume derivano dal carteggio intercorso tra Loria e Mary D’Ancona, che raccolse il costume nella città di Massa, tra il luglio e l’agosto del 1908 (FNTI: ICDe_AS_CarteggioLMD). Le fonti tuttavia non precisano il suo impiego nell’ambito del carnevale o del teatro popolare massese accanto alla figura della Togna (o Tonia), sua moglie. In una lettera del 18 agosto 1908, Loria segnala la necessità di acquistare alcuni pezzi mancanti e si interroga sulle concrete modalità d’uso del costume, in particolare della maschera di cartapesta che, priva di buchi per gli occhi, non consentirebbe di camminare a chi la indossi. L’usura presente su alcuni pezzi rende tuttavia probabile un utilizzo del costume precedente all’acquisto, nell’ambito del carnevale o del teatro popolare massese. Viene tuttavia sottolineata la centralità della figura del Battì a Massa, tanto che Paolo D’Ancona, marito di Mary D’Ancona, ne parla in una lettera dell’ 11 luglio 1908 come della “maschera del paese, il Pulcinella di Massa” (FNTI: ICDe_AS_CarteggioLPD). D’altra parte, riferimenti a un personaggio denominato “Battì" ricorrono nella narrativa di tradizione orale e in architettura. Nella città di Massa sono presenti alcune sculture raffiguranti il Battì e la Togna. È nota, in particolare, una fontana in marmo del XVII secolo, detta del “Battì del Barilo”, che riproduce il mezzo busto di un acquaiolo e che richiama alcune caratteristiche delle cosiddette statue parlanti, utilizzate dal popolo per esporvi invettive satiriche contro l’operato del governo. Tra il 1880 e il 1890 a Massa circolano volantini a stampa, scritti in rima e in dialetto, firmati dal Battì dal Barilo, in cui appaiono a volte anche riferimenti alla Togna (FNTI: MUCIV-MAT_fnt0001_1880). Più di rado, nel corso del Novecento, il Battì appare come protagonista di analoghe invettive e beffe nei confronti di personaggi della città, nell’ambito di riviste di carattere goliardico e di alcuni carnevali di Massa 
INVS.RMEI.5300 
La maschera è realizzata in gesso e cartapesta, rappresenta la testa di un uomo. È dipinta con i colori naturali del viso. Viene utilizzato un rosa chiaro per l’incarnato, un marrone per le sopracciglia, i baffi e un neo sporgente posto sulla guancia destra. Un colore rosso chiaro sottolinea le labbra. Ha le narici e la bocca tagliate, mentre non ci sono fori in prossimità degli occhi. Nella parte posteriore non ci sono elementi di sostegno che possano far capire come questa maschera potesse essere indossata 
Costume di Battì 
Roma (RM) 
1201254202-1 
costume di battì di carnevale 
proprietà Stato 
cartapesta 
modellatura a mano 

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