cascia i fusu (Carretto/ cassa d'asse lignea, tipo catanese o ibleo, MEZZI DI TRASPORTO/ A FORZA ANIMALE) - Produzione artigianale

https://w3id.org/arco/resource/DemoEthnoAnthropologicalHeritage/1900383954 an entity of type: DemoEthnoAnthropologicalHeritage

Carretto/ cassa d'asse lignea, tipo catanese o ibleo, bene semplice/ parte residuale
cascia i fusu (Carretto/ cassa d'asse lignea, tipo catanese o ibleo, MEZZI DI TRASPORTO/ A FORZA ANIMALE) - Produzione artigianale 
cascia i fusu (Carretto/ cassa d'asse lignea, tipo catanese o ibleo, MEZZI DI TRASPORTO/ A FORZA ANIMALE) - Produzione artigianale 
ca 1900-ante 1925 
Cassa d'asse lignea di carretto a forma di parallelepipedo con due incavi trasversali, nelle estremità, per l'alloggio delle mensole; la superficie è interamente scolpita a rilievo e dipinta. Nella parte inferiore, è leggibile un'iscrizione scaramantica 
cascia i fusu (Carretto/ cassa d'asse lignea, bene semplice/ parte residuale) 
267/1 
00383954 
19 
1900383954 
Alla realizzazione del carretto siciliano partecipano diversi artigiani, ciascuno col proprio mestiere. La prima fase è competenza del carradore, colui che costruisce il carretto e ne intaglia i fregi (u carruzzeri). Altro compito importante del carradore è la ferratura a fuoco della ruota, pratica particolarmente pittoresca. La seconda fase è affidata al fabbroferraio ('u firraru), che forgia le parti metalliche quali i cintuni, le estremità delle aste ("occhiali", cioè gli anelli che servono per attaccare il cavallo alle aste) e il pregiato arabesco della cascia di fusu. Lo scultore si occupa delle parti in legno, il fabbro di quella in ferro, il carradore mette insieme le due parti e il pittore (figurinista) dà un tocco di vivacità al tutto. I due pezzi di un carretto che testimoniano l’arte di uno scultore sono: “a chiavi” e “a cascia di fusu”; queste sono le parti più lavorate sia per quanto riguarda il legno, (chiavi e cascia di fusu ) sia per quanto riguarda il ferro (cascia di fusu). “A chiavi”, soprattutto, è quel pezzo di legno che permette allo scultore di sbizzarrirsi come meglio crede, senza crearsi problemi di solidità del pezzo in quanto ha uno scopo esclusivamente decorativo. Inizialmente presero il sopravvento le scene religiose, ma in seguito gli scultori s’ispirarono anche alla mitologia classica e a scene epico-cavalleresche. Il fonditore ('u ramaturi) prepara le boccole, 'i vìsciuli, che sono due scatole metalliche a forma di tronco di cono, che vanno incastrate nei mozzi delle ruote, realizzate con una lega speciale, composta da 78 parti di rame e 22 di stagno. Quando la costruzione del carretto è ultimata il lavoro passa al decoratore e al pittore, che vestono il carretto di colore e vivacità. Il primo decora con motivi geometrici le superfici della cassa e dei davanzali, il secondo procede prima alla "in doratura" cioè il carretto è trattato con due o tre mani di colore e poi dipinge le fiancate, rappresentanti le gesta cavalleresche, mitologiche, storiche o romanzesche che caratterizzano il carretto siciliano. In genere, le decorazioni dei carretti avevano una funzione scaramantica e apotropaica; le scene raffigurate erano considerate come dei portafortuna, in grado di allontanare la malasorte e garantire prosperità al proprietario e alla sua famiglia. La cassa è il punto mediano dell’elemento strutturale più importante in quanto esso idealmente rappresenta il baricentro del carretto; pertanto, la raffigurazione in esso scolpita, assolve a una funzione apotropaica per il punto in cui è collocata. Questo elemento che conteneva l’asse della ruota, nella parte centrale era scolpito con immagini che assumevano un valore simbolico. Esse potevano essere a carattere sacro o cavalleresco. Nella Sicilia occidentale, il “pizzo”, veniva scolpito con figure di natura religiosa (come S. Giorgio che uccide il drago, la sacra famiglia); mentre, nella Sicilia orientale, “‘a cascia” era generalmente scolpita con soggetti mitologici, cavallereschi e con frasi augurali o scaramantiche; a volte si trova scolpito il nome dell'artigiano e della città di origine. Un motivo ricorrente è quello dell’aquila, considerata universalmente la regina degli uccelli e, per la sua capacità di innalzarsi al di sopra delle nuvole, è un simbolo celeste e solare. Essa inoltre, è l’emblema della città di Palermo e anche per questo forse, era frequentemente raffigurata tra i motivi decorativi del carretto 
25F33; 48 A 98 21 1; 25 F 23 (LEONE); 48 A 98 3 
83089/1 
Cassa d'asse lignea di carretto a forma di parallelepipedo con due incavi trasversali, nelle estremità, per l'alloggio delle mensole; la superficie è interamente scolpita a rilievo e dipinta. Nella parte inferiore, è leggibile un'iscrizione scaramantica 
restauro, pulitura 
cascia i fusu 
Palazzolo Acreide (SR) 
1900383954 
carretto/ cassa d'asse lignea tipo catanese o ibleo 
proprietà Stato 
verniciatura 
pellicola pittorica/ ad olio 
taglio, scalpellatura, intaglio, levigatura, verniciatura 
legno/ noce 
Artigianale: su una tavola di noce nostrano, con operazioni di segatura e piallatura, si ottiene un elemento a sezione trapezoidale. Nella parte superiore, alle estremità, vengono realizzati, in senso trasversale, due incavi simmetrici per l'alloggio delle mensole. Nella parte inferiore, quasi alle estremità, la struttura viene ridotta di spessore (ca. 7 cm di altezza e 8 di lunghezza), per creare l'alloggio alle staffe in ferro che vengono bullonate alla cassa che contiene l'asse. Nella superficie inferiore dell'elemento, viene realizzata una scanalatura longitudinale, dove trova alloggio l'asse delle ruote, nel suo tratto a sezione quadrata. Qui, esso è incastrato tra i due "buttuna" a sezione esagonale, presenti nell'asse stessa e bloccato dentro la cassa, dalle staffe 

data from the linked data cloud

Licensed under Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0). For exceptions see here