Carnevale di Sciacca: I copioni satirici (XXI)

https://w3id.org/arco/resource/DemoEthnoAnthropologicalHeritage/19iccd_modi_9823434708961 entità di tipo: CulturalProperty

“La realizzazione dei copioni precede quella dei carri, nel senso che il primo copione, datato, certo, porta la data del 1883, mentre del primo carro abbiamo certezza che sia stato realizzato intorno al 1920. Quindi il copione accompagna da sempre, precede sicuramente la realizzazione dei carri ed è una costante che ritroviamo fino ad oggi. Fortunatamente abbiamo avuto l’occasione di individuare i primi copioni dal 1883 fino al 1900 scritti tutti da un unico autore, un poeta dialettale di cui la pronipote ci ha fornito i testi, e questi testi li abbiamo trascritti e anche pubblicati nel 2017 con il comune di Sciacca naturalmente mettendoci tutta l’altra produzione che andava fino al 1983. Perché questi 100 anni? Perché in questo arco temporale, in questi 100 anni, noi individuiamo la parte antica del Carnevale in cui i copioni sono sempre presenti. E sono presenti in un modo tradizionale perché venivano scritti con la metrica tradizionale che era una metrica a rime alternate di 11 sillabe, avevano anche una tecnica perché non era solo uno che recitava, sopra o sotto il carro, nella recita si davano il cambio con dei particolari accorgimenti che chiamavano #ntruccatura# (trucco) cioè una parola in rima, alla fine del discorso, che allertava l’inizio della recita a colui che seguiva. Quindi c’è un sistema tradizionale che poi negli anni ‘70/’80 cominciò a dissolversi anche perché gli ultimi copioni raramente sono scritti in rima” (IPCICU_CSCC_Sciacca_A001). “All’inizio degli anni ’80, per ragioni di sicurezza e anche di praticità, una volta che i vari inni e le musiche venivano registrate, venivano diffuse durante il percorso, non c’era più bisogno di intrattenere la popolazione con la recita durante la sfilata perché c’erano le musiche registrate. Poiché il copione costituiva un elemento importante per la votazione del carro, per goderselo meglio, decisero di allestire un palco nella piazza principale dove, verso la fine della sfilata, il carro si fermava accanto al palco, e si ferma ancora accanto al palco, e sul palco salgono dei ballerini e attori che recitano. Quindi non c’è solo la recita ma ci sono anche dei balli, una specie di varietà che intrattiene il pubblico. Quindi dagli anni ‘80 cominciò a svilupparsi questa abitudine di recitare il copione verso la fine della sfilata, sul palco. E decisamente la cosa poteva essere valutata meglio perché i giudici stavano seduti, era tutto organizzato meglio, e al momento avviene ancora così: ci sono musiche durante la sfilata e il corteo con il gruppo di danzatori davanti il carro poi sul palco salgono questi ballerini e ci sono persone che recitano il copione” (IPCICU_CSCC_Sciacca_A002)
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Carnevale di Sciacca: I copioni satirici (XXI) 
Carnevale di Sciacca: I copioni satirici 
Il Carnevale di Sciacca ha una tradizione ultra secolare. Già documentato nel 1626 e citato da Giuseppe Pitrè, ha da subito coinvolto gran parte della popolazione, sia per la laboriosa preparazione dei carri allegorici, che per la composizione di testi dialettali che accompagnano gruppi e carri nel corso della manifestazione, pratica accertata a partire dal 1882. “Il Carnevale di Sciacca, secondo lo studioso Giuseppe Verde, nasce come “appuntamento di panza”. Come appuntamento gastronomico, il Carnevale di Sciacca risale addirittura al 1626” (Moncada, 2022). A quei tempi era un momento di augurio di origine contadina per svilupparsi, nel corso del 1800, con i copioni, le mascherate, i carretti e di seguito le #carruzzate# trainate inizialmente da animali e con un gruppo di artisti popolari sopra la piattaforma a intrattenere il pubblico con musica, canti e recite. Le prime sfilate carnevalesche attraversavano via Licata con partenza da Porta Bagni, per poi essere trasferite nell’attuale percorso di Corso Vittorio Emanuele. La progressiva evoluzione del Carnevale di Sciacca ha portato al Carnevale “moderno”, con i gruppi mascherati che sfilano nel centro storico accompagnando i carri allegorici di cartapesta che si caratterizzano per la loro imponenza, per i colori e per le animazioni meccaniche. Uno degli elementi più caratterizzanti è quello legato ai copioni satirici, recitati durante lo svolgimento della festa. Infatti, non c’è carro che non abbia avuto, e che non abbia, il suo copione perché l’allegoria di ogni carro, oltre ad essere raffigurata in cartapesta, viene rappresentata sotto forma di copione. Il primo copione di cui si ha notizia risale al 1883, composto dal poeta Luigi Venezia dal titolo “Riunioni in una cantina di tutti li vuttara di Sciacca” (Moncada, 2022), mentre la presenza di copioni del Carnevale di Sciacca presso gli enti organizzatori si registra a partire dal 1950, anno in cui cominciò ad essere prevista dal regolamento del concorso. Infatti, per partecipare al concorso, la domanda di iscrizione del carro doveva essere corredata dal relativo copione, requisito ribadito anche nei bandi degli anni successivi (Monte in Verde, 2017). Tanti poeti locali iniziarono la propria attività letteraria cimentandosi nella scrittura dei copioni, come Vincenzo Licata e Ignazio Russo. Vincenzo Licata è anche l’autore dell’inno ufficiale che dal 1950 accompagna Peppe Nappa, che ha sostituito #Lu Nannu# (il nonno) come maschera simbolo del Carnevale di Sciacca. Sebbene i copioni di oggi abbiano perso l’impostazione tradizionale, costituiscono ancora l’elemento caratteristico del Carnevale di Sciacca. “I primi testi vennero scritti per alcune mascherate, gruppi di persone in costume o a tema che si muovevano in vari ambienti, sul finire dell’Ottocento: i primi copioni per carri, infatti, si riscontrano solo a partire dal secondo decennio del Novecento. A parte la struttura in ottave (AB, AB, AB, CC) che si ritrovano nei copioni fino l’ultimo quarto dell’Ottocento, caratterizzata dalla rima alternata e da due versi finali in rima baciata e utilizzata per le mascherate, i copioni dei carri di carnevale, erano quasi sempre strutturati in quartine di endecasillabi, la composizione in quartine era chiamata localmente con il termine #stanzini#, mentre la composizione in ottave veniva denominata #stanze#, per indicare la presenza di otto versi. Dopo il 1975, la struttura dei copioni diventò più libera, anche se rispettava spesso un impianto tradizionale. Alla fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 del 1900, cominciò a verificarsi un progressivo abbandono della metrica tradizionale, con una mescolanza di testi in versi e in prosa. I copioni iniziavano quasi sempre con il saluto di quanti si trovavano sopra il carro con la recita insieme ad una breve presentazione del tema, seguivano l’inno, le parti recitate, le canzoni in parodia, i ritornelli e il finale” (Verde, 2017). Lo studioso Giuseppe Verde distingue quattro fasi storiche del Carnevale di Sciacca: la prima fase del “carnevale vecchio” che va dal 1883 al 1949 e si caratterizza per la presenza di mascherate con copioni (dal 1883) e carri con copioni (dagli anni Venti). Dal 1950 al 1967, è individuata la seconda fase del “carnevale vecchio”: alle mascherate e ai carri con copioni si aggiunge la presenza dei bozzetti grafici. Poi ci fu uno stop di sei anni, a seguito del devastante terremoto che nel 1968 colpì la Valle del Belice. Dal 1974 al 1983, si colloca la terza fase del “carnevale vecchio” con la presenza di carri con copioni e bozzetti grafici (Moncada, 2022). “Dopo cento anni dal suo inizio cominciò gradualmente a delinearsi una progressiva ma netta diversificazione tra il vecchio e il nuovo carnevale: per la prima volta fu redatto un bando apposito per regolamentare i gruppi mascherati, uno dei quali si piazzò davanti al carro “SOS” che cominciò a sfilare a terra (fino all’anno precedente i gruppi animavano spontaneamente sopra il carro per tutta la sfilata). Dal 1983 vennero costruiti i plastici in scala, l’inno cominciò a essere registrato, i carri con i gruppi a terra cominciarono le loro trasformazioni tecnologiche con le strutture portanti realizzate in ferro ricoperto da reti metalliche e fogli di carta, poi con altro materiale leggero come il polistirolo e la vetroresina. I copioni cominciarono a sganciarsi dalla rima e anche dal dialetto locale” (Verde, 2017). Oggi il Carnevale di Sciacca è una festa popolare coinvolgente e senza transenne. Un’attrazione, in cui ogni dettaglio è curato al massimo: la modellazione dei carri allegorici, l’allestimento dei costumi a tema, la preparazione delle coreografie, la composizione e l’esecuzione degli inni, la scrittura e la recita dei copioni sul grande palco di Piazza Angelo Scandaliato. Il centro storico di Sciacca si trasforma in un palcoscenico che vede come protagonisti carristi, ballerini, coreografi, attori, registi, truccatori, tecnici, scultori, pittori, musicisti e straordinari creativi, ma anche il pubblico (Moncada, 2022) 
Ogni carro nasce da una progettualità che richiede diversi mesi di lavorazione e una moltitudine di artigiani. La prima fase è quella dell’ideazione che avviene mediante la realizzazione di bozzetti, studi dimensionali mediante software e maquettes riproducenti il carro da realizzare. Successivamente, si passa alla fase realizzativa che ha inizio con la costruzione della struttura in ferro costituita dal castelletto centrale e dal traliccio di tondino che va a dare la sagoma, su cui viene applicata la rete metallica. La struttura viene dotata di tutti gli elementi necessari alla movimentazione delle parti del carro e viene poi rivestita da polistirolo e carta. La fase successiva della modellazione delle forme avviene con carta e colla, con cui si formano i volumi e si imprimono le forme o, come avviene negli ultimi anni, con la vetroresina più facile da lavorare e più precisa soprattutto per la definizione dei volti. Dopo la modellazione vi è la fase della decorazione dei carri che prevede la stesura di una prima mano di fondo di pittura bianca, a cui fa seguito l’applicazione dei colori e la realizzazione delle sfumature, mediante aerografo, e si conclude con la stesura di vernice ignifuga trasparente. Pur animati dalla competitività esistente tra i vari gruppi delle Associazioni, data dalla presenza di un concorso a premi, le dinamiche all’interno dei gruppi sono quelle della massima collaborazione e partecipazione all’obiettivo comune: realizzare un carro bello, rifinito nella modellazione e sorprendente nei movimenti, comporre musiche attraenti nei ritmi e negli inni, creare costumi nuovi e ricchi nei particolari, comporre copioni con temi attuali e satirici. L’evento artistico coinvolge nel periodo di preparazione gente comune, artigiani ed esperti vari come musicisti, coreografi, disegnatori, tecnici del suono, disegnatori, progettisti, ceramisti, decoratori, tecnici per la meccanica dei pupi, sarti, ballerini, oltre ai tecnici per montare i carri, agli attori per la recita, ai cantanti per gli intermezzi musicali. Più di mille persone sono coinvolte ogni anno come protagonisti diretti della festa e con grande passione lavorano per diversi mesi alla sua realizzazione. Il carrista è colui che tiene tutti uniti per la realizzazione del carro e fare il carrista significa lottare contro il tempo per raggiungere l’obiettivo, ovvero quello di completare il carro nel migliore dei modi e nei tempi fissati. Spetta, inoltre, al carrista preparare #lu schiticchiu# (la mangiata), con cui ogni sera il gruppo del carro si ritrova insieme, perché come si dice: #picca manciari, picca travagghiari# (poco mangiare, poco lavoro). Molti sono i carristi che nel corso dei decenni hanno contribuito in modo determinante a tenere vivo il Carnevale di Sciacca e a tramandarne la tradizione organizzativa ed artigianale. Per quanto riguarda, invece, gli autori dei copioni, #Pueta# veniva chiamato chi realizzava testi di Carnevale in rima, rispettando la metrica tradizionale dell’endecasillabo, di grande equilibrio e musicalità, che è quasi scomparsa nel Carnevale moderno. Oggigiorno la figura del poeta è stata sostituita con quella del cosiddetto "copionista" che ha il compito di organizzare la recita sul palco e comporre il testo dell’inno musicato, che è un aspetto irrinunciabile e determinante del Carnevale. La realizzazione di un buon copione è fondamentale per intrattenere gli astanti. A tal scopo vengono usati vari espedienti quali la descrizione di fatti sociali, la critica a personaggi politici, l’invito all’Amministrazione comunale a risolvere i problemi cronici della città o semplicemente suscitare ilarità. Esso inizia sempre con il testo dell’inno, la presentazione del gruppo, le recite, le canzoni in parodia. Anticamente, sui carri sedevano intere orchestrine che suonavano e cantavano per tutto il percorso. Dal 1983, ovvero con l’avvento del Carnevale moderno, gli inni e la musica sono composti, registrati ed eseguiti in play back, per cui sul carro non vi sono più né orchestre né cantanti. Fin dal 1950, i carri erano preceduti da un disegno appena abbozzato che, nel tempo, si è evoluto nella rappresentazione dei particolari. A curare il bozzetto era di solito la stessa persona che realizzava il plastico (maquette). Negli anni Ottanta, la rappresentazione grafica viene realizzata su carta millimetrata e la modellazione dei plastici dei carri comincia a rivelare una maggiore precisione. Dopo la fase preliminare del bozzetto, entrano in campo i modellatori che lavorano, dopo che è stata realizzata la prima struttura, alla modellazione delle forme fino alla decorazione e pitturazione, anche se in certi casi il modellista è pure costruttore. I ceramisti coinvolti nel Carnevale sono di solito modellatori e pittori, realizzano i plastici del carro e a volte anche i bozzetti. È ad essi che si deve, in parte, la positiva evoluzione artistica che i carri hanno ricevuto a partire dagli anni Ottanta. I materiali tradizionali con cui venivano costruiti i primi carri erano la canna, le tavole e il ferro filato che costituivano il telaio sui cui veniva poggiata carta spessa. In una fase successiva, veniva applicata carta da giornale con colla, curando di riempire i vuoti. Dopo essersi asciugato, il pezzo veniva ricoperto da uno strato di vernice chiara e passava nelle mani del decoratore. Dalla metà degli anni Ottanta, l’impalcatura di sostegno è costituita da un traliccio in ferro su cui viene saldato il tondino o il ferro zincato, con l’applicazione di rete metallica, carta o polistirolo. La realizzazione della struttura in ferro ha consentito l’introduzione della movimentazione meccanica delle parti che compongono il carro. L’uso del polistirolo fu introdotto nel 1988, per accelerare la costruzione di un carro che era in ritardo nella fase di realizzazione: il risultato è un prodotto più leggero, facile da modellare e da movimentare (specialmente per i carri voluminosi) che cominciò ad essere preferito dai costruttori. In alcuni casi, i fogli di polistirolo hanno sostituito completamente la rete: vengono applicati direttamente sulla struttura con lo scotch per lattoniere e, sopra di essi, viene incollata una carta speciale. La stabilità della struttura in ferro e la leggerezza degli elementi in polistirolo hanno permesso un eccezionale progresso nella movimentazione dei personaggi, #pupi#, raffigurati sopra il carro le cui braccia e gambe vengono mosse con movimenti meccanici preordinati o, per il personaggio centrale, con un movimento globale del tronco e con movimenti assiali degli arti che diventano anche rotatori delle spalle e delle mani. Sebbene nel 1978 vi furono tentativi di realizzare nuovamente gruppi in costume, fu nel 1982 che si verificò la prima significativa manifestazione di gruppi in maschera. Essi non utilizzano una maschera vera e propria, ma elaborano di volta in volta, grazie alle capacità dei sarti, i costumi sul tema del carro a cui appartengono. Ogni gruppo in maschera, che precede durante la sfilata il carro a cui fa riferimento, elabora nel corso dei mesi una ricca coreografia che viene eseguita davanti al carro e sul palco allestito nella piazza centrale. Nel 1983 per i gruppi in costume fu indetto un bando specifico, distinto per la prima volta da quello dei carri. Da allora, l’importanza dei gruppi mascherati e la cura dei dettagli è notevole in quanto le coreografie e i costumi sono oggetto di valutazione da parte della giuria e contribuiscono al punteggio finale attribuito a ciascun carro (Verde) 
“La realizzazione dei copioni precede quella dei carri, nel senso che il primo copione, datato, certo, porta la data del 1883, mentre del primo carro abbiamo certezza che sia stato realizzato intorno al 1920. Quindi il copione accompagna da sempre, precede sicuramente la realizzazione dei carri ed è una costante che ritroviamo fino ad oggi. Fortunatamente abbiamo avuto l’occasione di individuare i primi copioni dal 1883 fino al 1900 scritti tutti da un unico autore, un poeta dialettale di cui la pronipote ci ha fornito i testi, e questi testi li abbiamo trascritti e anche pubblicati nel 2017 con il comune di Sciacca naturalmente mettendoci tutta l’altra produzione che andava fino al 1983. Perché questi 100 anni? Perché in questo arco temporale, in questi 100 anni, noi individuiamo la parte antica del Carnevale in cui i copioni sono sempre presenti. E sono presenti in un modo tradizionale perché venivano scritti con la metrica tradizionale che era una metrica a rime alternate di 11 sillabe, avevano anche una tecnica perché non era solo uno che recitava, sopra o sotto il carro, nella recita si davano il cambio con dei particolari accorgimenti che chiamavano #ntruccatura# (trucco) cioè una parola in rima, alla fine del discorso, che allertava l’inizio della recita a colui che seguiva. Quindi c’è un sistema tradizionale che poi negli anni ‘70/’80 cominciò a dissolversi anche perché gli ultimi copioni raramente sono scritti in rima” (IPCICU_CSCC_Sciacca_A001). “All’inizio degli anni ’80, per ragioni di sicurezza e anche di praticità, una volta che i vari inni e le musiche venivano registrate, venivano diffuse durante il percorso, non c’era più bisogno di intrattenere la popolazione con la recita durante la sfilata perché c’erano le musiche registrate. Poiché il copione costituiva un elemento importante per la votazione del carro, per goderselo meglio, decisero di allestire un palco nella piazza principale dove, verso la fine della sfilata, il carro si fermava accanto al palco, e si ferma ancora accanto al palco, e sul palco salgono dei ballerini e attori che recitano. Quindi non c’è solo la recita ma ci sono anche dei balli, una specie di varietà che intrattiene il pubblico. Quindi dagli anni ‘80 cominciò a svilupparsi questa abitudine di recitare il copione verso la fine della sfilata, sul palco. E decisamente la cosa poteva essere valutata meglio perché i giudici stavano seduti, era tutto organizzato meglio, e al momento avviene ancora così: ci sono musiche durante la sfilata e il corteo con il gruppo di danzatori davanti il carro poi sul palco salgono questi ballerini e ci sono persone che recitano il copione” (IPCICU_CSCC_Sciacca_A002) 
Carnevale di Sciacca: I copioni satirici 
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