calice, opera isolata by Fino Giovanni (ultimo quarto sec. XVIII)

https://w3id.org/arco/resource/HistoricOrArtisticProperty/0100031199 an entity of type: HistoricOrArtisticProperty

calice, opera isolata
calice, opera isolata di Fino Giovanni (ultimo quarto sec. XVIII) 
calice, opera isolata by Fino Giovanni (ultimo quarto sec. XVIII) 
ca 1779-ca 1787 
Base a pianta circolare sagomata secondo un disegno a spicchi intervallati da lesene montanti a spigoli nettamente rilevati. Decorazione a treccia con ovuli nella fascia inferiore dei tre spicchi, fogliami e rose sotto festoni intrecciati sulle bombature; lesene a gradino con cartelle sporgenti a volute e intreccio a catena.Fusto a tre nodi, di cui due piccoli e lisci, come le strozzature, e quello centrale piriforme, che ripete a specchio i motivi della base. Questi sono ripresi anche nella lamina del cestello a traforo, con l'aggiunta di conchiglie rovesciate nel bordo superiore. Le parti sono saldate 
calice (opera isolata) 
00031199 
01 
0100031199 
L'dentificazione dei marchi, attraverso le ricostruzioni fornite dal Bargoni (cfr. Mastri orafi e argentieri in Piemonte dal XVII al XIX secolo, Torino 1976, ad voces), è la seguente: F P in ovale perlinato corrisponde al contrassaggiatore Francesco Pagliani, che tiene l'incarico a Torino tra il 1775 e il 1787; il marchio d'assaggio può essere identificato con quello di Bartolomeo Bernardi, assaggiatore dal 1779 e sicuramente ancora in servizio nel 1799. Il punzone dell'argentiere, per quanto ne è possibile la lettura, può corrispondere a quello di Giovanni Fino, il cui punzone raffigura un S. Giovanni Evangelista seduto con un'aquila a destra e un calice a sinistra e le due iniziali G e F in basso. La sagoma leggibile dell'impronto rimasto e la posizione della lettera G sembrano adattarsi bene al grafico riprodotto dal Bargoni sia nel 1963 (cfr. A. Bargoni, in Mostra del Barocco Piemontese, vol. III, Argenti, Torino 1963, p. 15, scheda 75), sia nel 1976 (Id., Mastri, cit., p.277 F 35). Già maestro del Bernardi, Fino è operante sicuramente come mastro tra il 1762 e il 1793, e quindi attivo nell'arco di tempo che corrisponde alla compresenza alla Zecca di Torino del Bernardi e del Pagliani, cioè tra il 1779 e il 1787, anni cui bene si adatta la decorazione del calice, che accosta elementi della decorazione rocaille, largamente presenti nella produzione dell'argentiere Fino per l'arredo privato (cfr. G. Fina, L'argenteria torinese del Settecento, Regione Piemonte 2002, pp. 54-67), a moduli di gusto classicheggiante. Non abbiamo indicazioni documentarie che ci permettano di affermare che il calice sia appartenuto all'Annunziata fin dall'origine, o non sia stato fra quelli donati più tardi. Il calice è conservato dentro una custodia settecentesca a forma di cilindro sottile, con testa a chiodo, insieme ad una patena più tarda, che non si adatta alla coppa, e reca marchi posteriori al 1824 (vedi scheda 01/ 00031198) 
Base a pianta circolare sagomata secondo un disegno a spicchi intervallati da lesene montanti a spigoli nettamente rilevati. Decorazione a treccia con ovuli nella fascia inferiore dei tre spicchi, fogliami e rose sotto festoni intrecciati sulle bombature; lesene a gradino con cartelle sporgenti a volute e intreccio a catena.Fusto a tre nodi, di cui due piccoli e lisci, come le strozzature, e quello centrale piriforme, che ripete a specchio i motivi della base. Questi sono ripresi anche nella lamina del cestello a traforo, con l'aggiunta di conchiglie rovesciate nel bordo superiore. Le parti sono saldate 
calice 
Torino (TO) 
0100031199 
calice 
proprietà Ente religioso cattolico 
argento/ sbalzo/ cesellatura 
bibliografia di confronto: Bargoni A - 1976 
bibliografia di confronto: Fina G - 2002 
bibliografia di confronto: Bargoni A - 1963 

data from the linked data cloud

Licensed under Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0). For exceptions see here