reliquiario - a ostensorio, serie - bottega lombarda (sec. XVII)

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reliquiario, a ostensorio, serie
reliquiario - a ostensorio, serie - bottega lombarda (sec. XVII) 
reliquiario - a ostensorio, serie - bottega lombarda (sec. XVII) 
1600-1699 
I quattro reliquiari sono composti da diversi pezzi di legno assemblati insieme e ricoperti sul fronte da un'impiallacciatura di ebano su cui sono stati applicati listini di tartaruga, decorazioni in argento sbalzato, diaspri di diversi colori. I reliquiari poggiano su sei piedini leggermnte sagomati e decorati sul fronte con applicazioni in argento a motivi floreali, analoghe a quelle presenti sullo scalino della base; questa è formata da due parallelepipedi giustapposti ed è sormontata al centro da una teca contenente una reliquia ossea e ai bordi da due volute su cui si innalzano due cartelle ovali. La teca è di forma rettangolare ed è incorniciata ai bordi da fascette di tartaruga; lo sfondo è in seta bianca ed il fronte è schermato da una lastra di vetro. La parte superiore è conclusa da una tavoletta a due gradini sporgente a cornicione, della stessa dimensione e fattura di altre poste all'astremità della teca superiore. Il fusto a forma rettangolare è interrotto da una cornice di legno a più scalini ed è arricchito sugli angoli da volute; sul fronte è incastonato un diaspro ottagonale definito da listini d'argento e incorniciato da fascette di tartaruga. - Continua al campo 'OSSERVAZIONI' 
reliquiario (a ostensorio, serie) 
00037828 
01 
0100037828 
In un inventario redatto nel 1812 sono citati, sotto la voce "reliquiari di gran valore": "n° 4 di legno colorito di nero di forma quasi piramidale antica Guarniti nella superficie esteriore à placaggio in lastra di testuggine, e in dispro con diversi fregi, ed ornati di argento nella parte interna e nell'estremità di medesimi, fatti riadattare di novo dono dal sig. Degregori Conte dell'Impero già prefetto della Stura e membro del Senato di Parigi (cfr. Archivio del Santuario, P/23). La stessa indicazione è ripetuta in un altro inventario redatto nel 1816 (cfr. Archivio del Santuario, P/26). Queste indicazioni coincidono con un'indicazione di don Nasi (comunicazione orale), secondo cui i reliquiari appartenevano originariamente alla Certosa di Chiusa Pesio da dove vennero portati a Parigi durante il periodo napoleonico; qui vennero riacquistati da un ufficiale italiano (verosimilmente il sig. Degregori, donatore dei reliquiari) che al suo ritorno in patria, essendo soppressa la Certosa, li dona al Santuario. Questo racconto è confermato da un inventario redatto da delegati del dipartimento della Stura in seguito alla legge di soppressione delle Corporazioni Religiose del 28 termidoro dell'anno X(16 agosto 1802) e pubblicato in parte da G. Beltrutti (Cfr. G. Beltrutti, "La Certosa di Pesio. Vicende storiche della grande Certosa e del Piemonte narrate dalle Chronica Carthusiae", Cuneo 1978) in cui si parla di "quattro reliquiari lavorati in ebano e tartaruga con guarniture d'argento", conservati nella sagrestia della Certosa. Gli stemmi vescovili impressi sulla ceralacca appartengono al vescovo Pio Vitale, il cui mandato copre gli anni dal 1805 al 1821. La mancanza di una documentazione anteriore al sec. XIX non consente di stabilire alcun termine di riferimento preciso alla fabbricazione. Sappiamo comunque che questo genere di lavori sviluppatosi nei laboratori artigiani di Augsburg nel sec. XVI, si diffusero in Italia Settentrionale e soprattutto in Lombardia tra la fine del sec. XVi e l'inizio del successivo (cfr. A. Bondi, "Inventario Trinese. Fonti e documenti figurativi", catalogo della mostra, Trino 1980). Un esempio di questa produzione in ambito lombardo si ha nei reliquiari conservati nella sagrestia di S. Maria della Passione a Milano, in ebano con decorazioni in lamina d'argento sbalzato su motivi però ancora di impianto manierista e di impianto architettonico più sobrio rispetto ai nostri (cfr. AA.VV., "Santa Maria della Passione e il Conservatorio Giuseppe Verdi", MIlano 1981). Una possibilità di confronto più serrato lo offrono invece opere presenti in territorio piemontese, come la croce stazionale in S. Filippo di Casale del sec. XVIII, donata dal marchese Francesco Rolando della Valle di Panaro, che presenta sulla base decorazioni a motivi floreali e delle applicazioni a voluta affini a quelle dei reliquiari di Vicoforte (cfr. N. Gabrielli, "L'arte a Casale Monferrato dall'XI al XVIII secolo", Torino 1935). Oppure, sempre in ambito piemontese, una serie di tre cartegloria datate alla seconda metà del sec. XVII e attribuite ad un artista lombardo, conservate nella sagrestia della chiesa di S. Maria di Loreto a Tortona (AL), che oltre ad una ricca decorazione accostabile alla nostra, presentano un fastigio a timpano di impianto molto simile a quello dei reliquiari del santuario (cfr. scheda OA SBAS TO, NCTN 01/00019906 di E. Pagella). Una datazione e una collocazione territoriale, per quanto riguarda la fattura, analoga a queste ultime, sembra dunque probabile, sia per l'impostazione architettonica, sia per le caratteristiche stilistiche. Resta infine interessante osservare come molti tra i santi delle reliquie appartengano alla legione tebea: S. MAgno, S. Vittore, S. Bonifacio, S. Costanzo (cfr. G. Galante Garrone-P. Dardanello, "Castelmagno: il Santuario di S. Magno", in AA.VV., "Radiografia di un territorio, catalogo della mostra, Cuneo 1980) 
I quattro reliquiari sono composti da diversi pezzi di legno assemblati insieme e ricoperti sul fronte da un'impiallacciatura di ebano su cui sono stati applicati listini di tartaruga, decorazioni in argento sbalzato, diaspri di diversi colori. I reliquiari poggiano su sei piedini leggermnte sagomati e decorati sul fronte con applicazioni in argento a motivi floreali, analoghe a quelle presenti sullo scalino della base; questa è formata da due parallelepipedi giustapposti ed è sormontata al centro da una teca contenente una reliquia ossea e ai bordi da due volute su cui si innalzano due cartelle ovali. La teca è di forma rettangolare ed è incorniciata ai bordi da fascette di tartaruga; lo sfondo è in seta bianca ed il fronte è schermato da una lastra di vetro. La parte superiore è conclusa da una tavoletta a due gradini sporgente a cornicione, della stessa dimensione e fattura di altre poste all'astremità della teca superiore. Il fusto a forma rettangolare è interrotto da una cornice di legno a più scalini ed è arricchito sugli angoli da volute; sul fronte è incastonato un diaspro ottagonale definito da listini d'argento e incorniciato da fascette di tartaruga. - Continua al campo 'OSSERVAZIONI' 
reliquiario 
Vicoforte (CN) 
0100037828 
reliquiario a ostensorio 
proprietà Ente religioso cattolico 
vetro 
legno/ intaglio 
diaspro 
argento/ sbalzo/ cesellatura 
tartaruga 
bibliografia di confronto: Bondi A - 1980 
bibliografia di confronto: Gabrielli N - 1935 
bibliografia di confronto: Santa Maria - 1981 
bibliografia specifica: Beltrutti G - 1978 
bibliografia di confronto: Galanye Garrone G./ Dardanello P - 1980 

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