San Girolamo penitente nel deserto (dipinto, opera isolata) by Nicola di Antonio Scalamenti detto Nicola di maestro Antonio da Ancona (seconda metà sec. XV)
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dipinto, opera isolata San Girolamo penitente nel deserto
San Girolamo penitente nel deserto (dipinto, opera isolata) by Nicola di Antonio Scalamenti detto Nicola di maestro Antonio da Ancona (seconda metà sec. XV)
San Girolamo penitente nel deserto (dipinto, opera isolata) di Nicola di Antonio Scalamenti detto Nicola di maestro Antonio da Ancona (seconda metà sec. XV)
dipinto (opera isolata)
DIPINTO su tavola centinata. CORNICE: sottile listello dorato
ca 1450-ca 1480
0100350963
dipinto
00350963
01
0100350963
L'opera faceva parte della collezione dell'industriale e mecenate piemontese Riccardo Gualino (Biella 1879 - Firenze 1964). La lunetta era nel castello di Cereseto quando venne notifcata insieme ad altre opere della raccolta Gualino il 6 novembre 1921, descritta come "Quadro di Piero della Francesca, rappresentante San Gerolamo nel deserto". Era esposta in una sala in cui si trovava anche la 'Salomè' di Andrea Solario, come risulta da una fotografia del 1922 circa che riprende un "salone del pianterreno" ("Dagli ori antichi agli anni Venti" 1982, pp. 14, 18). La composizione della lunetta riprende in scala maggiore il 'San Gerolamo penitente' di Piero della Francesca oggi conservato a Berlino (Gemäldegalerie), firmato e datato 1450. Lionello Venturi (1926) ha assegnato il dipinto Gualino al senese Benvenuto di Giovanni, accostandola al 'San Gerolamo' della collezione Wallace di Londra. Invece Berenson l'ha considerato prima opera di anonimo fiorentino del XV secolo, poi l'ha inserito nel catalogo di Nicola di Maestro Antonio da Ancona (1957), e infine l'ha ancora assegnato ad anonimo (1963). A favore dell'attribuzione a Nicola si è mostrato Eugenio Battisti (1971; e già comunicazione orale del 24 gennaio 1965), mentre Federico Zeri (1958) osservava che l'opera sia "effettivamente prossima, in taluni accenti e soluzioni grafiche, a Nicola", ma nutriva qualche dubbio sull'attribuzione all'artista marchigiano ritenendo possibile anche un riferimento alla tarda attività del cosiddetto Maestro delle Tavole Barberini. Diversamente Cesare Brandi, in una comunicazione orale dell'8 dicembre del 1964 presso la Soprintendenza delle Gallerie del Piemonte, ha avanzato il nome di Matteo di Gualdo, a cui l'opera è stata riferita dai successivi cataloghi del museo (Gabrielli 1971 e precedenti). Bellosi (1987) ha invece riferito la tavola a Giovanni di Piamonte, mentre prudentemente Giovanna Damiani (in 'Nel raggio di Piero' 1992) l'ha classificata più genericamente come opere di un "Pittore pierfrancescano". In tempi recenti è prevalsa - sia pur talvolta con qualche incertezza - la proposta di assegnare la lunetta a Nicola di Maestro Antonio di Ancona (Valazzi 1992; Carlo Bertelli in 'Il potere, le arti, la guerra' 2001, e già in precedenza nel 1991 e 1993; De Marchi 1998 e 2008; Bairati 2004). Essa si basa soprattutto sul confronto con le figure (in particolare quella del Battista) e con il paesaggio che compaiono nell'unico dipinto firmato da questo pittore, la pala datata 1472 realizzata per San Francesco alle Scale ad Ancona e ora a Pittsburg (Carnegie Institute), una delle prime ancone quadrangolari nel territorio marchigiano. Le affinità stilistiche sono tali da far pensare che la lunetta appartenese in origine al medesimo complesso pittorico (De Marchi 1998). I peculiari caratteri stilistici della tavola Gualino collocano in ogni caso la realizzazione del dipinto in ambito marchigiano: il dipinto rivela "la stretta dipendenza dai modi pierfrancescani non solo nella ripresa dell'iconografia, ma anche nella solare 'pittura di luce', nel magistrale brano della 'natura morta' dei libri, la cui messa in prospettiva, con le ombre portate anche delle borchie delle rilegature"; "brani di pura ricerca prospettica sono il nimbo del santo e la croce"; "brani di lenticolare notazione della realtà" sono in linea con la migliore tradizione pittorica fiamminga (Valazzi 1992). Le somiglianze tipologiche fra il San Gerolamo Gualino e il suo omologo nel polittico di Niccolò Alunno di Cagli, datato nel 1465 (ora Milano, Pinacoteca di Brera), attestano la circolazione di motivi di ascendenza pierfrancescana in area umbro-marchigiana, nell'ambito della quale Nicola è "l'unico che della luce di Piero abbia tratto partito, e l'unico in grado di distendere quella luce anche sulle scabrosità più acute" (Bairati 2004, p. 26)
San Girolamo penitente nel deserto
11 H (GIROLAMO) 36
DIPINTO su tavola centinata. CORNICE: sottile listello dorato
Torino (TO)
proprietà Stato
San Girolamo penitente nel deserto
tavola/ pittura a tempera
bibliografia specifica: Berenson, Bernard - 1932
bibliografia specifica: Berenson, Bernard - 1957
bibliografia specifica: Bernardi, Marziano - 1968
bibliografia specifica: Gabrielli, Noemi - 1959
bibliografia specifica: Gabrielli, Noemi - 1965
bibliografia specifica: Gabrielli, Noemi - 1971
bibliografia specifica: Venturi, Lionello - 1926
bibliografia specifica: Venturi, Lionello - 1928
bibliografia specifica: [Gabrielli, Noemi] - 1961
bibliografia specifica: Berenson, Bernard - 1963
bibliografia specifica: Dagli ori antichi agli anni venti (catalogo della mostra) - 1982
bibliografia specifica: Donati, Angela (a cura di) - 2001
bibliografia specifica: De Marchi, Andrea/ Mazzalupi, Matteo (a cura di) - 2008
bibliografia specifica: De Marchi, Andrea/ Fiz, Alberto (a cura di) - 1998
bibliografia specifica: Valazzi, Maria Rosaria - 1992
bibliografia specifica: Pennacchioli, Daniela - 1989
bibliografia specifica: Bairati, Eleonora - 2004
bibliografia specifica: Battisti, Eugenio - 1971
bibliografia specifica: Bellosi, Luciano - 1987
bibliografia specifica: Zeri, Federico - 1958
bibliografia specifica: Berti, Luciano (a cura di) - 1992