Fregio con emblemi e ritratti (dipinto, ciclo) by Calabrò Antonio (attribuito) (sec. XVIII)

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dipinto, ciclo Fregio con emblemi e ritratti
Fregio con emblemi e ritratti (dipinto, ciclo) by Calabrò Antonio (attribuito) (sec. XVIII) 
Fregio con emblemi e ritratti (dipinto, ciclo) di Calabrò Antonio (attribuito) (sec. XVIII) 
1701-1701 
Ciclo di venti pannelli su cui sono stati applicati gli affreschi strappati che costituiscono una decorazione pittorica formata da un fregio arricchito dalla presenza di emblemi gonzagheschi e ritratti. Questi ultimi sono realizzati in medaglioni inseriti in esuberanti volute barocche quasi monocrome, che fungono da cornici. In basso e in alto i fregi architettonici seguono l'intero perimetro della decorazione, che è scandita da mensoloni 
dipinto (ciclo) 
St. 2059  St. 2065  St. 2074  St. 2058  St. 2060  St. 2061  St. 2062  St. 2063  St. 2064  St. 2066  St. 2067  St. 2068  St. 2069  St. 2070  St. 2071  St. 2072  St. 2073  St. 2075  St. 2076  St. 2077 
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Gli affreschi provengono dalla sala nella Corte Vecchia del Palazzo detta, un tempo e per via di questa decorazione, dei Principi, ma oggi nota come sala del Pisanello. Quest'ultimo nome è in verità attestato sin dal 1471 e si deve alla celeberrima decorazione tardo-gotiica di Antonio Pisano (cat. 28-48). Già nel tardo Cinquecento la sala viene rivestita da nuove pitture (cat. 276-279) e nel 1701, abbassato di circa un metro e mezzo il soffitto (PACCAGNINI 1972c, p. 13), i murali del Pisanello sono ulteriormente coperti da questo ciclo che mostra una sequenza di ritratti dei Gonzaga: da Luigi, capitano del popolo dal 1328, a Ferdinando Carlo, ultimo duca della casata. ANTOLDI nel 1815 (p. 5) scrive che gli affreschi, "coperti di calce nell'anno 1797, ebbero a soffrire non poco, ma nel 1808 furono diligentemente ripuliti, ed in appresso rinfrescati, conservano tuttavia la loro effigie primiera". Il descialbo avviene in realtà già nel 1806, a opera del pittore Giovanni Viviani e può essersi prolungato sino agli inizi del 1807; Viviani, studente dell'Accademia di Belle Arti nel 1805 (AAVMn, Atti della vecchia Accademia, b. 36, fasc. 1805), lavorerà poi con Agostino Comerio. In seguito i murali sono in parte ridipinti: viene cioè nascosto l'apparato decorativo barocco e i ritratti rimangono a vista ma circondati da una nuova ornamentazione neoclassica. Si ritiene che questo intervento sia databile al 1808 (PACCAGNINI 1969b, p. 35); le ridipinture a tempera, di gusto neoclassico, sono eliminate nel corso dello strappo avvenuto nel 1963-1964 e sono oggi documentate solo da fotografie (cfr. LEVI 1925, p. 228). Credo invece che quel lavoro fosse lievemente successivo e che a esso faccia riferimento un pagamento di 270 lire del 7 novembre 1812, ad Agostino Comerio, "per pitture alla Sala dei Duchi intorno alle pareti" (ASMn, Sc, b. 120, fasc. 1812). I ritratti - che costituiscono la più completa galleria di ritratti dei signori di Mantova, per quanto certo non la più antica o la più raffinata - sono realizzati in medaglioni inseriti in esuberanti volute barocche quasi monocrome, che fungono da cornici; in basso e in alto fregi architettonici seguono l'intero perimetro della decorazione, scandita da mensoloni. Ciascun ritratto è accompagnato, in basso, da un cartiglio con un'iscrizione che identifica il Gonzaga e ne ricorda la consorte. Da un punto di vista iconografico fanno eccezione (come notato da BERZAGHI 2003, p. 260) solo la presenza di Carlo di Rethel, premorto al padre e mai divenuto duca, e l'assenza, nel cartiglio relativo a Vincenzo II, del nome della moglie Isabella di Novellara, probabilmente poiché accusata di averlo sedotto con arti magiche. I volti affrescati nei medaglioni sono tratti da modelli disponibili alla corte dei Gonzaga all'epoca di Ferdinando Carlo e non sempre rispondono a un antigrafo noto. In alcuni casi non ne conosciamo il modello, mancando la coincidenza tra i volti affrescati e i ritratti canonici, come quelli di Ambras o di altre serie "dinastiche". Persino il ritratto di Luigi Gonzaga subisce qui mutamenti nella foggia del vestiario; di solito egli indossa il copricapo a punta che veste negli affreschi trecenteschi della cappella di San Ludovico in San Francesco: così per esempio nella miniatura di Ambras o nel dipinto della quadreria Emo Capodilista a Padova (inv. 270; cfr. BANZATO 1988, p. 206 n. 437, come possibile "Ezzelino da Romano"). Invece nel nostro affresco porta un altro tipo di cappello che è semmai in stretta relazione con una moneta (D'ARCO 1857-1859, I (1857), tav. 24) e con un ritratto della collezione Freddi a Mantova, della seconda metà del XVI secolo (cfr. MALACARNE 2010, p. 49). Rispetto alle miniature del Kunsthistorisches Museum, che offrono la più ampia panoramica sulla ritrattistica dei primi Gonzaga (una sorta di canone tardo-cinquecentesco), il volto di Guido non è perfettamente conforme, mentre lo sono quelli di Ludovico I, Francesco I, Gian Francesco, Ludovico II, Federico I e Francesco II. Il ritratto di Gian Francesco con il curioso copricapo alla moda deriva dalla medaglia del Pisanello. Difficile accogliere la proposta di PERCONTI (1962, p. 115), secondo il quale alla base del femmineo ritratto di Francesco I ci sarebbe il ritratto della moglie Agnese Visconti. L'effigie di Federico II si accosta ai vari modelli noti senza essere identica ad alcuno di essi. L'immagine di Francesco III rielabora il tipo che conosciamo grazie alla serie viennese, diverso da quello presentato dal bel ritratto a figura intera che ha per fondale la Rustica, passato in asta non troppi anni fa (Sotheby's, New York, 6 ottobre 1995, lotto 186), e leggermente diverso dal disegno della Pinacoteca Ala Ponzone di Cremona (inv. B 12), segnato "B.no Campi". Il volto di Guglielmo sembra tratto, più che dal celebre ritratto rubensiano nel Tempio della Trinità (cat. 295-298) o dalla miniatura viennese, CONTINUA IN OSS 
Fregio con emblemi e ritratti 
Ciclo di venti pannelli su cui sono stati applicati gli affreschi strappati che costituiscono una decorazione pittorica formata da un fregio arricchito dalla presenza di emblemi gonzagheschi e ritratti. Questi ultimi sono realizzati in medaglioni inseriti in esuberanti volute barocche quasi monocrome, che fungono da cornici. In basso e in alto i fregi architettonici seguono l'intero perimetro della decorazione, che è scandita da mensoloni 
Fregio con emblemi e ritratti 
Mantova (MN) 
0300152041-0 
dipinto 
proprietà Stato 
intonaco/ pittura a fresco 
bibliografia di confronto: Ozzola L - 1949 
bibliografia di confronto: Amadei G., Marani E - 1978 
bibliografia di confronto: Berzaghi R - 1992 
bibliografia di confronto: L'Occaso S - 2002 
bibliografia specifica: L'Occaso S - 2011 
bibliografia di confronto: AA.VV - 1866 
bibliografia di confronto: Antoldi - 1815 
bibliografia di confronto: Antoldi - 1821 
bibliografia di confronto: Arcari - 2001 
bibliografia di confronto: Berzaghi - 2008 
bibliografia di confronto: Berzaghi R - 1988 
bibliografia di confronto: Berzaghi Renato - 2003 
bibliografia di confronto: Craievich - 2004 
bibliografia di confronto: D'Annunzio G - 1907 
bibliografia di confronto: Giannantoni - 1929 
bibliografia di confronto: Intra G. B - 1883 
bibliografia di confronto: Intra G. B - 1916 
bibliografia di confronto: Kenner - 1896 
bibliografia di confronto: L'Occaso - 2004 
bibliografia di confronto: Malacarne - 1992 
bibliografia di confronto: Paccagnini - 1972 
bibliografia di confronto: Paccagnini - 1973 
bibliografia di confronto: Paccagnini G - 1969 
bibliografia di confronto: Pacchioni - 1921 
bibliografia di confronto: Pastore G - 1986 
bibliografia di confronto: Patricolo - 1904 
bibliografia di confronto: Perconti - 1962 
bibliografia di confronto: Pignatti - 1972 
bibliografia di confronto: Re L - 1925 
bibliografia di confronto: Restori V - 1919 
bibliografia di confronto: Soresina - 1829 
bibliografia di confronto: Susani - 1818 
bibliografia di confronto: Susani G - 1831 
bibliografia di confronto: Valery - 1831 
bibliografia di confronto: Zangwill - 1910 

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