le tre Grazie (dipinto murale) by Ligari Cesare (attribuito) (seconda metà sec. XVIII)

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dipinto murale le tre Grazie
le tre Grazie (dipinto murale) by Ligari Cesare (attribuito) (seconda metà sec. XVIII) 
le tre Grazie (dipinto murale) di Ligari Cesare (attribuito) (seconda metà sec. XVIII) 
1761-1761 
Tre giovani donne, vestite di arancio, verde squillante, blu, viola, rosa e giallo, siedono sulle nubi che i venti, teste paffute di putti, spingono verso l'alto. Le giovani sono accuratamente acconciate ed ingioiellate, una di loro solleva un fiore rosato, mentre un'altra stringe a sè un putto alato che trattiene una colomba bianca. Il cielo azzurro chiaro è solcato dalle nubi: nei toni più carichi del lilla, rosa e grigio, quelle che sorreggono il gruppo delle giovani, nelle sfumature più chiare, le altre d'attorno 
dipinto murale 
00214142 
03 
0300214142 
Vedi S. Coppa, Morbegno, Palzzo Malacrida, in S. Coppa, E. Bianchi (a cura di), I Ligari. Pittori del Settecento lombardo, (Skira) Milano 2008, pp. 240- 243.Se Ascanio continuò ad ignorare le qualità di Cesare (1816- 20, p. 119), subordinandolo sempre alle lunghe descrizioni dedicate all'opera del Coduri, sarà il Damiani a riqualificare, per primo, con una lettera piena di elogi, gli affreschi del Ligari in Palazzo Malacrida: "Cesare Ligari è vario, leggero, semplice, naturale, snello, e dispone le sue figure senza troppo sforzo, e sempre ottiene la verità della prospettiva" (G. F. Damiani, 1901, p. ? ). Nella sala, in particolare, Cesare ha modo, una volta di più, di abbandonarsi al tono frivolo e giocoso di nubi, vesti, gioielli, incontrandosi felicemente con i toni e forme del decorativismo coduriano: "Le spalle candide, delicatissime, vive... e i lini e i nastri e i fiori" come elenca il Damiani (op. cit.) non potevano avere migliore inquadratura che negli stucchi e nelle nicchie del Vignoli. Per altre notazioni vedi qui di seguito:La critica ha ormai chiarito come i lavori di decorazione in Palazzo Malacrida abbiano rappresentato per Cesare Ligari l'occasione di liberare finalmente le sue affascinante nostalgia veneziano; la possibilità di una committenza aristocratica che lo tolse dall'angustia e grettezza dei repertori statici di parroci e canonici valligiani e gli permise di uscire definitivamente dagli impacci accademici, per esprimere la sua inventata più libera e brillante. L'omaggio a Gianpietro Malacrida, convinto assertore dell'illuminismo in un contesto culturale locale piuttosto retrivo, chiaramente traspare dal tema illustrato da Cesare in forma di apoteosi, nel grande salone d'onore e suggeritogli dal canonico Gian Simone Paravicini. La dicitura del dipinto, che appare appropriata, è stata proposta dalla Meli Bassi (1971, p. 68, n. 5), pare senz'altro la più appropriata. Inoltre i quattro busti collocati da Cesare nelle nicchie del Coduri (vedi scheda 03/ 00214136), potrebbero simboleggiare i quattro continenti esprimendo così il senso enciclopedico della raffigurazione delle arti e delle scienze secondo il principio dell'Illuminismo. L'affresco evidenzia eredità scenografiche del Carloni, e uno spirito rinnovato dal gusto cromatico e luministico dei veneti, che "gli suggeriva colorati fulgori e ridenti grazie" (R. Bossaglia, 1959, p. 228) ed un comporre brioso ed equilibrato cui accenna, unico elogio, anche il Malacrida: "le figure sono con eccellenza aggruppate" (Malacrida, 1816- 29, p. 117), ma per poi subito aggiungere: "Ma sparute nel viso. Non era troppo felice quel pittore nelle carnagioni". Il poco credito accordato dal Malacrida a Cesare, così come il giudizio sfavorevole del Giovio sono fonti significative che con ogni probabilità eccheggiano una posizione critica diffusa in Valtellina e a cui, in seguito, anche il Bassi (1924, p. 28), in parte, si atterrà. Sarà la critica più recente (R. Bossaglia op. cit.; L. Meli Bassi op. cit.)ad impegnarsi in una più giusta valutazione critica e tuttavia non è sfuggito come le figure "tradiscano una certa rusticità paesana nei tipi" (R. Bossaglia, 1959, p. 236); vi è una certa durezza negli arti e una spigolosità nei volti che lo riconducono al padre Gian Pietro e che da Cesare significativamente rimbalzano nel Romegialli che gli lavorerà accanto, proprio a Palazzo Malacrida 
le tre Grazie 
Tre giovani donne, vestite di arancio, verde squillante, blu, viola, rosa e giallo, siedono sulle nubi che i venti, teste paffute di putti, spingono verso l'alto. Le giovani sono accuratamente acconciate ed ingioiellate, una di loro solleva un fiore rosato, mentre un'altra stringe a sè un putto alato che trattiene una colomba bianca. Il cielo azzurro chiaro è solcato dalle nubi: nei toni più carichi del lilla, rosa e grigio, quelle che sorreggono il gruppo delle giovani, nelle sfumature più chiare, le altre d'attorno 
le tre Grazie 
Morbegno (SO) 
0300214142 
dipinto murale 
proprietà Ente pubblico territoriale 
intonaco/ pittura a fresco 
bibliografia specifica: Meli Bassi L - 1974 

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