Mascheroni, Sirene, Arpie (decorazione plastico-pittorica, complesso decorativo) by Viani, Antonio Maria, Viani, Antonio Maria (cerchia), Tragnoli Vincenzo (attribuito) (fine/ inizio secc. XVI/ XVII)

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decorazione plastico-pittorica, complesso decorativo, Camera della Terra Mascheroni, Sirene, Arpie
Mascheroni, Sirene, Arpie (decorazione plastico-pittorica, complesso decorativo) by Viani, Antonio Maria, Viani, Antonio Maria (cerchia), Tragnoli Vincenzo (attribuito) (fine/ inizio secc. XVI/ XVII) 
Mascheroni, Sirene, Arpie (decorazione plastico-pittorica, complesso decorativo) di Viani, Antonio Maria, Viani, Antonio Maria (cerchia), Tragnoli Vincenzo (attribuito) (fine/ inizio secc. XVI/ XVII) 
1594-ca 1602 
Camera di pianta rettangolare, con tre aperture nel setto murario orientale riproducente lo schema della serliana. Porta lignea dipinta (inv. stat. 119636) al centro della parete occidentale, verso il corridoio D,1,59. Volta a padiglione ornata da elementi in stucco bianco e dorato: al centro, cornice ovale attorniata da otto cornici minori di forma semicircolare; alla base, sei cornici di formato irregolare (due su ciascun lato lungo, una su ciascun lato breve) si alternano a quattro cornici angolari di formato ovale 
Camera della Terra (decorazione plastico-pittorica) 
03267717 
03 
0303267717 
La camera forma, con i tre ambienti D,1,55/56/57, la galleria delle Metamorfosi, così detta dai soggetti dipinti che ne ornano le volte, desunti dalle “Metamorfosi” di Ovidio. La galleria fu anche detta, dalla metà del XVII secolo, “del Passerino”, poiché nella quarta stanza, tra naturalia e altre curiosità, era conservato il cadavere imbalsamato di Rinaldo Bonacolsi, detto il Passerino, ucciso nel 1328 dalla sollevazione di piazza che portò i Gonzaga al governo della città. Il complesso di stanze, edificato tra 1594 e 1595, è solitamente riferito alla progettazione dell'architetto cremonese Antonio Maria Viani, benchè l'avvio del cantiere al termine della prefettura di Giuseppe Dattari lasci aperta l'ipotesi che a quest'ultimo possa spettare il disegno della galleria. A Viani si deve, invece, con sicurezza l'ideazione della partitura decorativa, costituita da esuberanti elementi in stucco bianco e dorato incornicianti dipinti murali e su supporto mobile. L'esecuzione dell'apparato decorativo fu probabilmente iniziata durante il ducato di Vincenzo I Gonzaga (conclusosi nel 1612) e terminata, a più riprese, sotto Ferdinando Gonzaga (1612-1626), al quale spetta, dopo la morte del padre, l'allestimento in queste stanze della raccolta naturalistica ed ecclettica di corte. La continuità tematica tra oggetti collezionati e rappresentazioni dipinte, che traspongono sul piano del mito il concetto della “trasformazione” della materia, induce la critica a leggere nell'apparato decorativo di questa e delle stanze successive lo scrigno ideale della raccolta, pensato e realizzato in funzione di essa. Benchè i documenti relativi alla galleria, distribuiti tra aprile 1594 e gennaio 1596 (Berzaghi 2002, pp. 555-556, 616, n. 207; Berzaghi 2003, p. 244), menzionino il pittore Vincenzo Tragnoli, qui probabile esecutore degli stucchi, le parti dipinte spettano a pittori della cerchia vianesca ancora privi di identità: l'unico pittore menzionato dai documenti è infatti Ippolito Andreasi, che nel 1598 si impegna ad eseguire “tavole” per una delle quattro stanze, forse mai realizzate oppure parte della serie di dipinti mobili già collocati nelle cornici in stucco e in seguito dispersi. Signorini (Scienza a Corte 1979, pp. 141-146, 152-177) ha rilevato che i dipinti murali della galleria derivano da serie incise delle Metamorfosi spettanti ad Antonio Tempesta (1606) e a Crispijn van de Passe (prima edizione 1602, seconda edizione 1607), oltre che, probabilmente, a Bernard Salomon (1557). Berzaghi (2002, p. 616, n. 207) ha in seguito precisato che ulteriori modelli si ravvisano nella serie di illustrazioni incisa “di un anonimo da Hendrik Goltzius […] o da qualche foglio singolo”. Le riproduzioni da Tempesta sono, in particolare, collocate nella terza (tre) e nella quarta stanza (undici): l'anno di edizione 1606 dell'opera di Tempesta costituisce perciò il termine post quem di esecuzione dei dipinti della galleria. A supportare questo riferimento è anche la testimonianza lasciata da Federico Zuccari, trattenutosi in queste stanze, ospite di Vincenzo I, tra 1604 e 1605: l'appartamento “è ornato di soffitte nobilissime. Dal quale (per dar luogo al compimento di quello, mancandovi molti ornamenti di pittura e d'oro) mi partii e fui posto in quattro altre stanze maggiori […] in Castello” (Morselli 2000, p. 127). Tra le descrizioni coeve del museo di Ferdinando si ricordano, in particolare, quella contenuta nella “Praefatio” del “Musaeum Franciscii Calceolarii iunioris” di Benedetto Ceruti e Andrea Chiocco (Verona, 1622, in Scienza a Corte 1979, pp. 138-140) e i successivi resoconti di Josef Fürttenbach (1627, in Scienza a Corte 1979, pp. 136-138), Martin Zeiller (1630) e Ottavio Piccolomini (1631), scalati negli anni cruciali della vendita dei beni alla Corona inglese e del Sacco di Mantova (Morselli 2000, pp. 129-136). La collezione naturalistica era suddivisa in quattro classi: prodotti della terra, cioè minerali e fossili; del mare, ossia coralli, conchiglie e altre meraviglie marine; oggetti provenienti dalle Americhe, tra cui rari vegetali; infine, curiosità del mondo animale. Il Fürttenbach menziona, tra le innumerevoli curiosità, frutto di natura ma anche della mano dell'uomo sui più rari e strabilianti prodotti naturali, il citato cadavere di Passerino Bonacolsi, retto su un “vitello marino”. La probabile distribuzione delle quattro classi nelle rispettive stanze ha portato a identificare il primo ambiente (D,1,58) con l'elemento della terra, il secondo (D,1,57) con l'acqua, il terzo (D,1,56) con l'aria, il quarto (D,1,55) con il fuoco. Paccagnini (1969, p. 184) ricorda che “recenti restauri” hanno riportato la galleria alla sua originaria conformazione, alterata alla fine del XIX secolo a causa dell'uso degli ambienti come abitazione privata (cfr. Patricolo 1908, p. 50): le aperture laterali di ciascun setto murario tra le stanze, tamponate, furono riaperte e l'apertura centrale, modificata nelle dimensioni e nella forma, % 
48 A 98 21 1 : 92 I 73 : 92 I 76 
Mascheroni 
Sirene 
Arpie 
Camera di pianta rettangolare, con tre aperture nel setto murario orientale riproducente lo schema della serliana. Porta lignea dipinta (inv. stat. 119636) al centro della parete occidentale, verso il corridoio D,1,59. Volta a padiglione ornata da elementi in stucco bianco e dorato: al centro, cornice ovale attorniata da otto cornici minori di forma semicircolare; alla base, sei cornici di formato irregolare (due su ciascun lato lungo, una su ciascun lato breve) si alternano a quattro cornici angolari di formato ovale 
Mascheroni ; Sirene ; Arpie 
Mantova (MN) 
0303267717-0 
decorazione plastico-pittorica 
proprietà Stato 
stucco/ doratura 
stucco/ modellatura 
bibliografia specifica: Perina C./ Marani E - 1965 
bibliografia specifica: Giannantoni N - 1929 
bibliografia specifica: Berzaghi R - 1992 
bibliografia specifica: Berzaghi R - 2003 
bibliografia specifica: Morselli R - 2000 
bibliografia specifica: Patricolo A - 1908 
bibliografia di corredo: Berzaghi R - 2002 
bibliografia di corredo: L'Occaso S - 2007 
bibliografia specifica: Berzaghi R - 1997 
bibliografia specifica: Carpeggiani P - 2003 
bibliografia specifica: Girondi G - 2013 
bibliografia specifica: L'Occaso S - 2009 
bibliografia specifica: Paccagnini G - 1969 
bibliografia specifica: Scienza corte - 1979 
bibliografia specifica: Signorini R - 2003 
bibliografia specifica: Tellini Perina C - 1985 
bibliografia specifica: Valli L - 2014 

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