Testa d'uomo distesa sopra un capezzale, testa d'uomo (disegno) - ambito Italia centro-settentrionale (seconda metà sec. XVI)
https://w3id.org/arco/resource/HistoricOrArtisticProperty/0800437197 an entity of type: HistoricOrArtisticProperty
disegno testa d'uomo
Testa d'uomo distesa sopra un capezzale, testa d'uomo (disegno) - ambito Italia centro-settentrionale (seconda metà sec. XVI)
Testa d'uomo distesa sopra un capezzale, testa d'uomo (disegno) - ambito Italia centro-settentrionale (seconda metà sec. XVI)
Testa d'uomo distesa sopra un capezzale, testa d'uomo (disegno)
Una testa di uomo, forse un monaco (?) è distesa sopra un capezzale. Gli occhi sono socchiusi
(?) 1550-(?) 1599
0800437197
disegno
00437197
08
0800437197
Documentazione archivio ufficio catalogo (scheda non firmata ne datata) " L'attribuzione a maestro fiorentino è forse troppo limitante per questo foglio in cui intervengono elementi di derivazione più settentrionali (l'anatomia e l'espressione ricordano i volti di Bernardino Campi) ed altri tipicamente fiorentini-toscani, come l'uso della sanguigna e dello sfumato. Non pare dunque avventato accostarlo a tre disegni di teste di Giovanni Antonio de' Sacchis, detto Pordenone (Pordenone 1483 -Ferrara 1539) conservate al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (inv. n. 1737 F, 17326 F, 1740 F). La cultura del Pordenone è complessa: si scorgono diverse componenti. Alla dipendenza stilistica da Gian Francesco da Tolmezzo palesata nelle prime opere si aggiungono presto la lezione di Bartolomeo Montagna, la conoscenza di Giorgione e poco dopo quella della pittura ferrarese, forse durante un viaggio effettuato in compagnia di Pellegrino da San Daniele nel 1508 nella città estense. L'ultimo decennio della sua attività conduce il Pordenone a Genova (1533), a Venezia (1535-38) e, infine, invitato dal duca Ercole II d'Este, a Ferrara (1538), dove l'anno dopo trovò la morte (C.Furlan, 'II Pordenone. L'opera completa', Milano 1988). Ultimo fondamentale apporto al lungo periodo formativo del pittore è la conoscenza diretta della pittura di Michelangelo e Raffaello, con un viaggio a Roma effettuato con ogni probabilità nel 1518. Nei suoi disegni (ad esempio nel foglio n. 1737 F degli Uffizi) si avvertono influssi dell'Italia centrale: nell'impiego del gesso rosso, medium predominante tra i grandi disegnatori dell'alto Rinascimento centro-italiano, a cominciare da Leonardo, e nell'utilizzo dello sfumato. Dal 1522 si assiste ad un abbandono graduale dell'importanza data alla linea nei disegni per gli affreschi del Duomo di Cremona (1520-'22), per una crescita dell'ombreggiatura e con essa della sensibilità verso struttura e superficie. Il pittoricismo nell'uso sfumato del gesso e il raffinato senso della luce di questo foglio sono manifestazioni di un linguaggio formatosi anche sull'esperienza della pittura veneziana del primo Cinquecento e sulla assimilazione di sottigliezze di luce di marca lombarda, quali si trovano per esempio nell'opera del Boccaccino. Una congiuntura che informa la pittura di Pordenone e che si era verificata anche a Ferrara tra primo e secondo decennio del Cinquecento". Sul controfondo in basso al centro etichetta rettangolare '754'. Il disegno è a matita rossa, il segno è sfumato
testa d'uomo
Testa d'uomo distesa sopra un capezzale
Una testa di uomo, forse un monaco (?) è distesa sopra un capezzale. Gli occhi sono socchiusi
Modena (MO)
proprietà Stato
testa d'uomo, Testa d'uomo distesa sopra un capezzale
carta/ matita