SAN FERDINANDO RE (statua) by Baratta Giovanni (prima metà sec. XVIII)
https://w3id.org/arco/resource/HistoricOrArtisticProperty/0900149952 an entity of type: HistoricOrArtisticProperty
statua SAN FERDINANDO RE
SAN FERDINANDO RE (statua) by Baratta Giovanni (prima metà sec. XVIII)
SAN FERDINANDO RE (statua) di Baratta Giovanni (prima metà sec. XVIII)
1700-1749
La statua è collocata su di un piedistallo delimitato ai bordi anteriori da due volute aventi la superficie laterale decorata da un tralcio fiorito. Il sovrano è raffigurato in posizione eretta, coi piedi poggianti su di una piattaforma rocciosa e affiancato da corona e scettro mentre con la sinistra impugna una spada e con la destra regge il globo crucifigero; braccio sinistro, gambe e busto appaiono inclinati a sinistra, la testa invece è volta in direzione opposta e gli occhi guardano alla sfera del potere regio. Il santo veste un corsaletto alla spagnola munito di cintura, falda a scarselle, ribattini di articolazione e coietti; sotto di esso si intravedono la sottoveste a pendoni e i cosciali, mentre dal manto in vaio spuntano bracciali interi a cubitura aperta. L'abbigliamento è completato dalla lattuga circondante il collo e da sandali di foggia classica, mentre un collare sostenente un medaglione crociato impreziosisce l'abito. Assai accurata è pure la resa della spada, con elsa decorata al centro dalla tradizionale cappa e da una valva aggettante di conchiglia, mentre l'impugnatura si conclude con un pomo a bottone terminale
statua
00149952
09
0900149952
L'attribuzione dell'opera a Giovanni Baratta è stata vivacemente dibattuta dalla storiografia artistica; così se Marcello Oretti per primo a dato a lui questa scultura e quella raffigurante S. Edoardo (M. Oretti, 1774, c. 263 r), altri hanno ritenuto opportuno escluderla dal corpus del carrarese sulla base di una comparazione proprio col S. Edoardo: dal paragone istituito infatti la raffigurazione del santo spagnolo è risultata ora poco corretta nel disegno e artificiosa (P. Vigo, 1908, p. 57; P. Vigo, s.d., pp. 64 - 65), ora priva di naturalezza ed enfatica alla maniera barocca (G. Mazzanti, 1937, p. 212; V. Cataldo, 1967, p. 25; M. Barbano, 1970, p. 59; M. Barbano s.d., p. 57), mantre si è ammirata quella del sovrano inglese, "atteggiato a serena e classica compostezza" (G. Mazzanti, 1937, p. 212; V. Cataldo, 1967, p. 25; M. Barbano, 1970, p. 59; M. Barbano s.d., p. 57). In realtà l'uso che tali studiosi hanno fatto delle categorie di classico e barocco è palesemente scorretto: S. Edoardo è infatti avvolto in un mantello che, paragonato a quello indossato da S. Ferdinando, appare modellato secondo un più marcato dinamismo, mentre il suo viso sembra ispirato più alla ricerca di uun espressività squisita che non a quella compostezza un po' severa riscontrabile nel volto dello spagnolo. Indipendentemente da un tale equivico tuttavia, l'aver notato il ricorso a modi plastici diversi non basta a motivare il rifiuto di un'attribuzione a Baratta, poichè come risulta dalla sua produzione documentata, ad esempio dal gruppo scultoreo sull'altar maggiore di questa stessa chiesa, lo scultore conobbe e praticò tanto le soluzioni di matice classicista quanto uno stile legato alla tradizione barocca memore dei fasti romani e tuttavia più contenuto rispetto a quella. Nè si dimentichi il gusto, pure di Baratta, per una figurazione accurata, di stampo analitico - descrittivo che nello schiavo nero del su citato gruppo si manifesta in una minuta lavorazione delle masse muscolari e nel S. Ferdinando ispira la resa accurata dell'abbigliamento. Per contrastare l'attribuzione a Baratta taluna critica è pure ricorsa a fonti documentarie (P. Vigo, 1908, p. 57; P. Vigo, s.d. pp. 64 - 65): è stata infatti citata una sua lettera in cui egli s'impegna a realizzare nella chiesa trintaria di Livorno la cappella di S. Pietro e "Le due nicchie e colle sue statue con le cornici correnti al di sotto e al di sopra sino al compimento del terrazzino con li suoi ballaustri " (Memorie che riguardano la costruzione della chiesa di S. Ferdinando con alcuni autografi di Giovanni Baratta, Missiva del 12 gennaio 1721): le statue nominate sono state identificate con il S. Edoardo e il S. Enrico di Germania che lo franteggia, mentre sarebbe più corretto interpretare il passo come alludente alle sculture delle nicchie situate sulla facciata della navata immediatamente antistante la cappella di S. Pietro, cioè al S. Ferdinando e al S. Edoardo. Si noti inoltre come la scelta di questi due soggetti sia legata intimamente al programma iconografico della chiesa e della cappella in questione: la statua del santo spagnolo costituisce infatti l'atto di omaggio al titolare dell'intero edificio, quella del sovrano inglese è invece in chiara relazione con la nazionalità di Pietro Yarvis, committente della cappella, e appare dunque più plausibile pensare a Baratta come all'artefice di queste due raffigurazioni di specifica pregnanza contenutistica che non a lui come all'autore del S. Enrico di Germania, la cui presenza nella chiesa appare peraltro motivabile solo come il proseguimento di una serie già avviata di sculture dedicate ai santi sovrani. Inoltre, diversamente dalla rappresentazione del santo tedesco e invece analogamente a quello inglese, il S. Ferdinando si contraddistingue per un'accurata scelta degli attributi iconografici, qui consistenti nella spada decorata da una valva di conchiglia, evidentemente alludente all'ordine di S. Giacomo della Spada da lui fondato, e nel medaglione decorato con una croce a terminazioni gigliate, simbolo dell'ordine ( L. Cappelletti, Storia degli ordini cavallereschi, Livorno 1904, p. 158), così che questo ennesimo particolare dà conferma della comunanza esistente tra le statue di S. Ferdinando e S. Edoardo, avallando la tesi che in esse identifica le due sculture a tutto tondo citate da Baratta nella missiva su menzionata. Passando ora al problema della datazione dell'oggetto in questione, esso venne eseguito forse nei mesi immediatamente successivi al settembre del 1721, come implicitamente pare suggerire una lettera del carrarese tutt'oggi conservata (Memorie che riguardano la costruzione della chiesa di S. Ferdinando, con alcuni autografi di Giovanni Baratta, Archivio del Convento di S. Ferdinando, Livorno). Nel corso del secondo conflitto mondiale l'opera fu spostata dalla sua ubicazione originaria a fini cautelativi e trasportata a Calci ...vedi scheda precedente
SAN FERDINANDO RE
La statua è collocata su di un piedistallo delimitato ai bordi anteriori da due volute aventi la superficie laterale decorata da un tralcio fiorito. Il sovrano è raffigurato in posizione eretta, coi piedi poggianti su di una piattaforma rocciosa e affiancato da corona e scettro mentre con la sinistra impugna una spada e con la destra regge il globo crucifigero; braccio sinistro, gambe e busto appaiono inclinati a sinistra, la testa invece è volta in direzione opposta e gli occhi guardano alla sfera del potere regio. Il santo veste un corsaletto alla spagnola munito di cintura, falda a scarselle, ribattini di articolazione e coietti; sotto di esso si intravedono la sottoveste a pendoni e i cosciali, mentre dal manto in vaio spuntano bracciali interi a cubitura aperta. L'abbigliamento è completato dalla lattuga circondante il collo e da sandali di foggia classica, mentre un collare sostenente un medaglione crociato impreziosisce l'abito. Assai accurata è pure la resa della spada, con elsa decorata al centro dalla tradizionale cappa e da una valva aggettante di conchiglia, mentre l'impugnatura si conclude con un pomo a bottone terminale
SAN FERDINANDO RE
Livorno (LI)
0900149952
statua
proprietà Ente religioso cattolico
marmo di Carrara
bibliografia specifica: Barbano M - 1970
bibliografia specifica: Cataldo V - 1967
bibliografia specifica: Honour H - 1958
bibliografia specifica: Mazzanti G - 1937
bibliografia specifica: Piombanti G - 1903
bibliografia specifica: Vigo P - 1908
bibliografia specifica: Volpi P - 1846