San Paolo (pala d'altare, opera isolata) by Beccafumi Domenico detto Mecarino (sec. XVI)

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pala d'altare, opera isolata San Paolo
San Paolo (pala d'altare, opera isolata) by Beccafumi Domenico detto Mecarino (sec. XVI) 
San Paolo (pala d'altare, opera isolata) di Beccafumi Domenico detto Mecarino (sec. XVI) 
ca 1515-ca 1516 
L'opera esibisce apparentemente un estremo bilanciamento della composizione ed una distribuzione pressoché simmetrica e quasi speculare degli elementi.Al centro, in posizione avanzata rispetto alle altre figure che animano gli episodi laterali, si colloca la figura di San Paolo, dotato degli attributi tradizionali della spada e del libro delle Epistole, seduto su un alto trono che funge da asse centrale e dal quale si originano le due arcate che bipartiscono gli spazi dello sfondo, generando due aperture simmetriche e dimensionalmente identiche che producono una diversione temporale, oltre che spaziale. Tale gestione cristallina e rigorosa degli spazi appariva in origine ulteriormente evidente, dato che solo in un secondo tempo l'artista aggiunse il drappeggio che cela l'arco di sinistra, occultandole parzialmente l'impeccabile geometrismo e interrompendone la forma classica, come ha dimostrato il rilevamento di un pentimento nell'esecuzione del dipinto (Sanminiatelli, 1967, p. 81). Rispettivamente a sinistra e a destra, si collocano due episodi della vita del Santo, le due tappe fondamentali ed estreme della sua esistenza taumaturgica: la conversione di Saulo e la decapitazione. In entrambi i casi, al gruppo dei personaggi in piedi, che chiudono le scene narrative sullo sfondo 
pala d'altare (opera isolata) 
OA/3006 
00185882 
09 
0900185882 
L'opera fu realizzata per la Chiesa di San Paolo a Siena, annessa anticamente alle Logge del Tribunale della Mercanzia, dove la segnalò il Vasari (G. Vasari, Le Vite, II ed., a c. di G. Milanesi, vol. V, Firenze 1909, p. 651), commissionata al Beccafumi intorno al 1515; a tale riguardo M. Gibellino Krasceninnicowa (1933, p. 144) fornisce una serie di riferimenti bibliografici (Chigi, Descrizione di Siena, 1625, ms Biblioteca Com. c. 25; Romagnoli, IV, 521-630; Calmieri-Nuti, p. 15; Vasari, vol. V, p. 651). L'opera fu quindi trasferita nella Pieve di San Giovanni Battista nel 1748 quando la chiesa fu distrutta per lasciare il posto all'edificio che avrebbe ospitato il Circolo degli Uniti. Il Sanminiatelli nel 1967 affermava che l'opera era stata portata "recentemente" al Museo dell'Opera del Duomo di Siena.Sempre il Sanminiatelli notava un ingiallimento delle vernici, sebbene lo stato di conservazione della tavola risultasse buono; tuttavia, nel 1965 fu eseguito sull'opera un intervento che asportò maldestramente la pittura a resinato di rame nel drappo verde del Santo. Furono applicate, allora, alcune velature in oro per rimediare al danno arrecato.Per quanto attiene la datazione, il Vasari parla dell'opera come di una tavoletta eseguita dal Beccafumi quando era giovane e la storiografia senese ottocentesca (Romagnoli, Biografie manoscritte degli artisti senesi, 1830 ca.; Milanesi, 1856; Palmieri Nuti, Della vita e delle opere di Domenico Beccafumi, 1882) individuava nel 1515 ca. l'anno di esecuzione, sulla scorta di fonti non più disponibili né verificabili.Tuttavia Francini Ciaranfi (1966, p. 15) posticipa leggermente la datazione fino ai primi mesi del 1516, attribuendo tale giudizio alla resa dei toni cromatici più profondi ed intensi, indizio di una più accentuata influenza della pittura fiorentina da Frà Bartolomeo a Raffaello, con alcuni elementi anche leonardeschi. Anche il Sanminiatelli non esclude che «la marcata evoluzione nello stile del dipinto, a paragone delle opere anteriori al 1515, renda necessario estendere i probabili termini cronologici fino al 1516» .Il Torriti sposta ulteriormente in avanti la datazione collocandola tra il 1516 ed il 1517, in quella fase a cavallo tra la giovinezza e la maturità, prima del secondo viaggio a Roma e degli affreschi dell'Oratorio di San Bernardino, in accordo con quanto affermato anche dal Longhi (Opere complete di Roberto Longhi. Cinquecento classico e manierista, Firenze 1976, p. 66) e dalla Sricchia Santoro (F. Sricchia Santoro, Ricerche senesi, in "Prospettiva", 30, 1982, p. 64) 
San Paolo 
L'opera esibisce apparentemente un estremo bilanciamento della composizione ed una distribuzione pressoché simmetrica e quasi speculare degli elementi.Al centro, in posizione avanzata rispetto alle altre figure che animano gli episodi laterali, si colloca la figura di San Paolo, dotato degli attributi tradizionali della spada e del libro delle Epistole, seduto su un alto trono che funge da asse centrale e dal quale si originano le due arcate che bipartiscono gli spazi dello sfondo, generando due aperture simmetriche e dimensionalmente identiche che producono una diversione temporale, oltre che spaziale. Tale gestione cristallina e rigorosa degli spazi appariva in origine ulteriormente evidente, dato che solo in un secondo tempo l'artista aggiunse il drappeggio che cela l'arco di sinistra, occultandole parzialmente l'impeccabile geometrismo e interrompendone la forma classica, come ha dimostrato il rilevamento di un pentimento nell'esecuzione del dipinto (Sanminiatelli, 1967, p. 81). Rispettivamente a sinistra e a destra, si collocano due episodi della vita del Santo, le due tappe fondamentali ed estreme della sua esistenza taumaturgica: la conversione di Saulo e la decapitazione. In entrambi i casi, al gruppo dei personaggi in piedi, che chiudono le scene narrative sullo sfondo 
San Paolo 
Siena (SI) 
0900185882 
pala d'altare 
proprietà Ente religioso cattolico 
tavola/ pittura a tempera/ pittura a olio 
bibliografia specifica: Briganti G - 1991 
bibliografia specifica: Longhi R - 1952 
bibliografia specifica: Arte Siena - 1980 
bibliografia specifica: Sanminiatelli D - 1967 
bibliografia specifica: Torriti P - 1998 
bibliografia specifica: Carli E - 1989 
bibliografia specifica: Maccherini M - 1994 
bibliografia specifica: Ciaranfi Francini A.M - 1938 

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