Giuditta e Oloferne (gruppo scultoreo) by Bardi Donato detto Donatello (bottega) (sec. XV)
https://w3id.org/arco/resource/HistoricOrArtisticProperty/0900281648-0 an entity of type: HistoricOrArtisticProperty
gruppo scultoreo Giuditta e Oloferne
Giuditta e Oloferne (gruppo scultoreo) by Bardi Donato detto Donatello (bottega) (sec. XV)
Giuditta e Oloferne (gruppo scultoreo) di Bardi Donato detto Donatello (bottega) (sec. XV)
ca 1457-ante 1464/08/00
Base triangolare
gruppo scultoreo
Palazzo Vecchio, Catalogo delle cose d'arte, n. 980
00281648
09
0900281648
L'attuale restauro a cura della Soprintendenza alle Gallerie, ha dato modo di intraprendere una rilettura iconografica e artistica dell'opera, che fa il punto sui vari problemi ad essa connessi, i quali investono in special modo la committenza e la destinazione originaria. Il Janson pubblicò nella monografia dell'artista del 1957, una documentazione adeguatamente commentata che resta un'ottima base per le considerazioni attuali, riportando parti della lettera trascritta da Bartolomeo della Fonte, e diretta a Piero il Gottoso in data 5 agosto 1464, in cui l'opera è ricordata col suo piedistallo nel palazzo mediceo di via Larga (oggi Riccardi), posta quasi sicuramente nel secondo cortile che aveva uso di giardino (Parronchi, Natali). Per tale motivo la maggioranza della critica anche più recente - Pope Hennessy e Herzner - ritiene per il gruppo una committenza medicea, talora concepita quale fontana per i fori agli angoli del cuscino, funzione smentita dal recente restauro, ma a cui intendeva alludere. Dopo la cacciata dei Medici dalla città il gruppo fu acquistato dalla Repubblica fiorentina e il 21 dicembre 1495 collocato sulla 'aringhiera' di Palazzo Vecchio che guarda la piazza (Landucci). In questa data furono rimosse le due iscrizioni ricordate dalle fonti sul basamento marmoreo. L'una quasi sicuramnte correlata alla destinazione originaria, giacchè sembra indicare alla storia biblica, e al significato morale connesso ricordava: "Regna Cadunt Luxu Surgent Virtutibus Urbes/Caesa Vides Humili Colla Superba Manu"; l'altra è da credersi aggiunta alla subentrata sistemazione medicea prima del 1464: "Salus Publica. Petrus Medices Cos. Fi. Libertati Simul Et Fortitudini Hanc Mulieris Statuam Quo Cives Invicto Constantique A(n)i(m)o Ad Rem Pub. Redderent Dedicavit". La nuova iscrizione ancora in loco, che fu posta in questa occasione dalla Repubblica sul coronamento circolare del piedistallo marmoreo, accenna in modo generico alle virtù civiche (Vedi scheda). Si susseguono da adesso i numerosi spostamenti dell'opera come appare dalla voce relativa, documentati dal Lapini, Borghini e Vasari e riassunti in occasione del restauro da Paolozzi Strozzi. La destinazione non medicea dell'opera e più precisamente senese, sostenuta da Janson che accettò l'ipotesi di Tschudi riguardo alla datazione intorno al 1457 per la prossimità stilistica al 'San Giovanni' del Duomo, è stata ripresa e sviluppata da Parronchi e da Natali. L'ipotesi è confortata dalla corretta rilettura del documento dell'Archivio del Duomo senese (Herzner, Natali), in cui si legge che nel settembre 1457 tramite lo scultore Urbano da Cortona, già suo aiuto a Padova, Donatello ebbe a Firenze denari per l'acquisto di metallo per fondere una mezza figura di "Giuletta" ossia di Giuditta (Janson, Natali). La figurazione dell'eroina , simbolo delle virtù civiche e della libertà repubblicana di Siena, avrebbe dovuto essere con probabilità un segno tangibile di un avvicinamento politico a Firenze dopo la difficile situazione creatasi a seguito della pace di Lodi. Natali ne propone l'ubicazione nella loggia della Mercanzia, vista anche la contemporaneità della decorazione; Parronchi vede il gruppo correlato alla crociata contro i Turchi promossa da papa Pio II Piccolomini e sostenuta da Sant'Antonino vescovo di Firenze. Per motivi diversi l'opera non raggiunse mai Siena, vuoi per la morte del papa e di Cosimo il Vecchio avvenuta per entrambi nel 1464, vuoi per la nuova allogagione a Donatello dei pulpiti per la basilica di San Lorenzo (Becherucci, Janson), che per gli avvenimenti stessi, i quali non permisero nessuna riconciliazione fra le due città. In questa fase successiva dell'opera, propabilmente non ancora conclusa, potè essere stato mutato il tema dei rilievi del basamento, raffiguranti semplici scene agresti di ripresa antichizzante, adatte alla subentrata collocazione medicea, nel cortile di Michelozzo, che di fatto non trovano riscontro alcuno con l'avvenimento biblico. Ad una loro più tarda datazione aveva pensato Janson; Venturi vi propose l'intervento di aiuti sostenuto dalla critica recente
Giuditta e Oloferne
Base triangolare
Giuditta e Oloferne
Firenze (FI)
0900281648-0
gruppo scultoreo
proprietà Ente pubblico territoriale
bronzo/ fusione
bibliografia specifica: Venturi A - 1901-1940
bibliografia specifica: Janson H. W - 1957
bibliografia specifica: Palazzo Vecchio - 1980
bibliografia specifica: Pope-Hennessy J - 1958
bibliografia specifica: Donatello restauro - 1988
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