iniziale decorata (miniatura) - bottega pisana (ultimo quarto sec. XIV)
https://w3id.org/arco/resource/HistoricOrArtisticProperty/0900645707-2_4 entità di tipo: CulturalPropertyComponent
miniatura, c. 19r iniziale decorata
enit
iniziale decorata (miniatura) - bottega pisana (ultimo quarto sec. XIV)
post 1375-ante 1399
Iniziale decorata media caudata A (Aeduxit eos), rubr. Feria VIa. Introitus
miniatura
S. Marco e Cenacoli 570
00645707
09
0900645707
Il codice fa parte del gruppo di corali provenienti dalla chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze che, nella seconda metà dell'Ottocento, in seguito alle soppressioni napoleoniche, entrarono a far parte della collezione del Museo di San Marco. Attribuito a un Ignoto miniatore del secolo XV dal Rondoni (1876 pp. 73-75, n. 56), ma già segnato come proveniente dal Carmine, fu studiato dal D'Ancona (1914, Vol. II, I, pp. 203-205) che non ne individuò il miniatore ma lo ascrisse ad un artista del XV secolo, caratterizzato da uno stile "ritardatario" ma abile in alcune figure nel raggiungere una certa grandiosità, nonostante realizzi spesso figure sproporzionate. Le ultime miniature, invece, di qualità scadente, sarebbero riconducibili ad un discepolo; di particolare pregio sono i fregi decorati con uccelli e animali fantastici. Lo studioso ipotizza che, nel monaco ai piedi della miniatura a c. 1r con la Resurrezione, si possa identificare l'ignoto miniatore che eseguì l'opera. Il Chiarelli (1968(1981), p. 65) attribuisce il codice a Don Simone camaldolese e scuola, uniformandolo così al gruppo degli altri codici provenienti dal Carmine e in gran parte attribuiti al miniatore camaldolese, escludendone la miniatura a c. 31r, attribuita a Giovanni del Biondo, e le tredici iniziali con la figura di re David e una con l'Eterno di mano più incerta. La Scudieri (La Miniatura, in La Chiesa e il Convento di San Marco a Firenze, Firenze 1990, V. II, p. 13) ne esclude l'attribuzione a Don Simone camaldolese e a Giovanni del Biondo per la c. 31r, rimanendo sull'attribuzione a tre anonimi miniatori: il primo, che la studiosa ritiene un tardo seguace di Pacino di Bonaguida, sarebbe autore delle miniature alle cc. 146v, 168r, 171v, 177r, il secondo delle cc. 26r, 31r, 50v, 64r, 78v, caratterizzate da uno stile aulico e dalle forme espanse legate ai modelli pittorici, mentre, nelle restanti carte, sarebbe presente il principale responsabile dell'illustrazione del codice, le cui miniature sono caratterizzate da una maniera espressionistica che si allontana dai canoni fiorentini per avvicinarsi a un gusto nordico al quale riconducono l'impostazione di scene complesse animate da figure contorte e il prolificare di drôlerie e animali fantastici nei fregi. Anche La Ciardi (Codici pisani trecenteschi a Firenze, in La miniatura italiana in età romanica e gotica Atti del I Congresso di Storia della Miniatura Italiana (Cortona, 26 - 28 maggio 1978) a cura di G. Vailati Schoenburg Waldenburg, Firenze 1979, pp. 513 e segg.), infatti, aveva distinto le mani di due miniatori che ipotizza di provenienza pisana
n.p
iniziale decorata
Iniziale decorata media caudata A (Aeduxit eos), rubr. Feria VIa. Introitus
c. 19r
iniziale decorata
Firenze (FI)
0900645707-2.4
miniatura
proprietà Stato
pergamena/ pittura a tempera
pergamena/ miniatura
gesso/ doratura
bibliografia specifica: Vasari G - 1878-1885
bibliografia specifica: Chiarelli R - 1968
bibliografia specifica: D'Ancona P - 1914
bibliografia specifica: Rondoni F - 1876
bibliografia specifica: Levi D'Ancona M - 1962
bibliografia specifica: Salmi M - 1954