strage degli innocenti (miniatura) by Simone Camaldolese (e aiuti) (sec. XIV)
https://w3id.org/arco/resource/HistoricOrArtisticProperty/0900645708-3_4 an entity of type: CulturalPropertyComponent
miniatura, c. 70r strage degli innocenti
strage degli innocenti (miniatura) di Simone Camaldolese (e aiuti) (sec. XIV)
strage degli innocenti (miniatura) by Simone Camaldolese (e aiuti) (sec. XIV)
1388-1389
Iniziale figurata grande caudata S (Sub altare dei audivi voces occisorum dicentium. Quare non defendis sanguinem nostrum), rubr. a c. 69v, Responsorius. Campo in foglia d'oro, corpo della lettera arancione decorato con sottili foglie che vanno a formare la coda. Il fondo è diviso in due occhielli al cui interno è la perfetta trasposizione figurativa delle parole del testo che descrivono un altare sotto il quale si odono le voci dei morti innocenti. In alto è quindi rappresentato un altare coperto da un elegante paramento rosa con una banda a quadri colorati e una tovaglia bianca ricamata alle estremità e con due croci rosse; sopra sono due candelabri d'oro. Nell'occhiello inferiore sono cinque fanciulli, tra i quali due ancora in fasce, morti a causa delle ferite e distesi sopra un prato, probabilmente in ricordo della strage degli Innocenti
miniatura
S. Marco e Cenacoli 571
00645708
09
0900645708
Il codice fa parte del gruppo di corali provenienti dalla chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze che, nella seconda metà dell'Ottocento, in seguito alle soppressioni napoleoniche, entrarono a far parte della collezione del Museo di San Marco. L'attribuzione del Rondoni (1876, p. 75 n. 57) a un Ignoto miniatore del secolo XV fu ripresa anche dal D'Ancona (1914, V. II, I, pp. 205-206, n. 241) il quale specificò che l'artista doveva far parte, molto probabilmente, di una equipe di miniatori che sembra essere al lavoro, nei primi decenni del secolo, in tutti i codici del Carmine. Egli, infatti, distingue più mani: una molto raffinata nei libri segnati T (571), Q (572), un'altra più incerta nei libri M (574), H (573), V (575), G (577), R (578), I (579), C (569) e una terza riconducibile a un discepolo di Lorenzo Monaco nel libro E (576). Fu il Salmi, per primo, ad attribuire l'intero gruppo a Don Simone camaldolese (1954, pp. 43-44), attribuzione confermata dalla Levi D'Ancona (1962, pp. 239-240, 422) che identificò parte dei codici provenienti dal Carmine (Invv. 571, 572, 575, 577, 578, 579) con i cinque in cui Don Simone Camaldolese eseguì 30 miniature fra il 23 febbraio del 1388 e l'aprile del 1389 e che furono rilegati da Frate Giovanni Andrea, secondo i documenti da lei pubblicati. La studiosa, inoltre, precisa che attualmente gli originari cinque volumi sono sei poiché quelli segnati 571 e 575 formavano un volume unico prima del 1473. Il miniatore camaldolese, che firma un codice proveniente dal convento di San Pancrazio nel 1381 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Cor. Laur. 39) nel quale è scritto che "cum pennello miniavit eum dominus Simon de Senis monachus ordinis camaldulensis", fu, secondo il D'Ancona (1914, V. I, p. 15), "il primo divulgatore di quelle forme, un misto di senese e di fiorentino, alle quali Don Lorenzo Monaco doveva di lì a poco imprimere il suggello della sua alta personalità". Successivamente, Chiarelli (1968(1981), p. 65) attribuisce il gruppo ad un'equipe ruotante intorno a Don Simone e riferisce l'Antifonario T (571) a "Don Simone camaldolese e scuola". Il riferimento del gruppo di codici ad una equipe di miniatori è confermato anche dalla Scudieri (La Miniatura, in La Chiesa e il Convento di San Marco a Firenze, Firenze 1990, V. II, p. 13). Anche Kanter (in Painting an Illumination 1994, p. 188) cita il gruppo di codici realizzati per il Carmine che rappresentano il momento più alto dello stile di Don Simone, caratterizzati da complesse composizioni, da una particolare capacità narrativa, da figure naturalistiche e dall'utilizzo di un'ampia gamma cromatica con forti influenze della scuola dell'Orcagna
73B63
strage degli innocenti
Iniziale figurata grande caudata S (Sub altare dei audivi voces occisorum dicentium. Quare non defendis sanguinem nostrum), rubr. a c. 69v, Responsorius. Campo in foglia d'oro, corpo della lettera arancione decorato con sottili foglie che vanno a formare la coda. Il fondo è diviso in due occhielli al cui interno è la perfetta trasposizione figurativa delle parole del testo che descrivono un altare sotto il quale si odono le voci dei morti innocenti. In alto è quindi rappresentato un altare coperto da un elegante paramento rosa con una banda a quadri colorati e una tovaglia bianca ricamata alle estremità e con due croci rosse; sopra sono due candelabri d'oro. Nell'occhiello inferiore sono cinque fanciulli, tra i quali due ancora in fasce, morti a causa delle ferite e distesi sopra un prato, probabilmente in ricordo della strage degli Innocenti
c. 70r
strage degli innocenti
Firenze (FI)
0900645708-3.4
miniatura
proprietà Stato
pergamena/ pittura a tempera
pergamena/ miniatura
gesso/ doratura
bibliografia specifica: Vasari G - 1878-1885
bibliografia specifica: Chiarelli R - 1968
bibliografia specifica: D'Ancona P - 1914
bibliografia specifica: Rondoni F - 1876
bibliografia specifica: Painting Illumination - 1994
bibliografia specifica: Boskovits M - 1972
bibliografia specifica: Levi D'Ancona M - 1962
bibliografia specifica: Salmi M - 1954