arca di Noè (miniatura) by Simone Camaldolese (e aiuti) (ultimo quarto sec. XIV)
https://w3id.org/arco/resource/HistoricOrArtisticProperty/0900645710-3_2 an entity of type: CulturalPropertyComponent
miniatura, c. 94v arca di Noè
arca di Noè (miniatura) di Simone Camaldolese (e aiuti) (ultimo quarto sec. XIV)
arca di Noè (miniatura) by Simone Camaldolese (e aiuti) (ultimo quarto sec. XIV)
1388-1389
Iniziale figurata grande Q (Quadraginta dies et noctes), rubr. Responsorius. Campo in foglia d'oro contornato da una bordura nera, corpo rosa decorato con sottili cirri bianchi e foglie lanceolate che vanno a formare la breve coda; il fondo azzurro è contornato da una cornice gialla e un'altra di cirri bianchi che non si sovrappongono alla rappresentazione dell'arca di Noè parzialmente immersa nelle acque. L'arca è in legno e sono rappresentate le tavole che la compongono fermate dai chiodi neri, è completamente chiusa e non lascia vedere nulla al suo interno; la forma ricorda quella di un cofanetto
miniatura
S. Marco e Cenacoli 577
00645710
09
0900645710
Il codice fa parte del gruppo di corali provenienti dalla chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze che, nella seconda metà dell'Ottocento, in seguito alle soppressioni napoleoniche, entrarono a far parte della collezione del Museo di San Marco. L'attribuzione del Rondoni (1876, p. 78 n. 63) a un Ignoto miniatore del secolo XV fu ripresa anche dal D'Ancona (1914, V. II, I, pp. 208-209 n. 246 (247)) il quale specificò che l'artista doveva far parte, molto probabilmente, di una equipe di miniatori che sembra essere al lavoro, nei primi decenni del secolo, in tutti i codici del Carmine. Egli, infatti, distingue più mani: una molto raffinata nei libri segnati T (571), Q (572), un'altra più incerta nei libri M (574), H (573), V (575), G (577), R (578), I (579), C (569) e una terza riconducibile a un discepolo di Lorenzo Monaco nel libro E (576). Fu il Salmi, per primo, ad attribuire l'intero gruppo a Don Simone camaldolese (1954, pp. 43-44), attribuzione confermata dalla Levi D'Ancona (1962, pp. 239-240, 422) che identificò parte dei codici provenienti dal Carmine (Invv. 571, 572, 575, 577, 578, 579) con i cinque in cui Don Simone Camaldolese eseguì 30 miniature fra il 23 febbraio del 1388 e l'aprile del 1389 e che furono rilegati da Frate Giovanni Andrea, secondo i documenti da lei pubblicati. La studiosa, inoltre, precisa che attualmente gli originari cinque volumi sono sei poiché quelli segnati 571 e 575 formavano un volume unico prima del 1473. Il miniatore camaldolese, che firma un codice proveniente dal convento di San Pancrazio nel 1381 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Cor. Laur. 39) nel quale è scritto che "cum pennello miniavit eum dominus Simon de Senis monachus ordinis camaldulensis", fu, secondo il D'Ancona (1914, V. I, p. 15), "il primo divulgatore di quelle forme, un misto di senese e di fiorentino, alle quali Don Lorenzo Monaco doveva di lì a poco imprimere il suggello della sua alta personalità". Successivamente, Chiarelli (1968(1981), p. 66) attribuisce il gruppo ad un'equipe ruotante intorno a Don Simone e riferisce l'Antifonario G (577) a "Don Simone camaldolese e scuola". Il riferimento del gruppo di codici ad una equipe di miniatori è confermato anche dalla Scudieri (La Miniatura, in La Chiesa e il Convento di San Marco a Firenze, Firenze 1990, V. II, p. 13). Anche Kanter (in Painting an Illumination 1994, p. 188) cita il gruppo di codici realizzati per il Carmine che rappresentano il momento più alto dello stile di Don Simone, caratterizzati da complesse composizioni, da una particolare capacità narrativa, da figure naturalistiche e dall'utilizzo di un'ampia gamma cromatica con forti influenze della scuola dell'Orcagna
71B3311
arca di Noè
Iniziale figurata grande Q (Quadraginta dies et noctes), rubr. Responsorius. Campo in foglia d'oro contornato da una bordura nera, corpo rosa decorato con sottili cirri bianchi e foglie lanceolate che vanno a formare la breve coda; il fondo azzurro è contornato da una cornice gialla e un'altra di cirri bianchi che non si sovrappongono alla rappresentazione dell'arca di Noè parzialmente immersa nelle acque. L'arca è in legno e sono rappresentate le tavole che la compongono fermate dai chiodi neri, è completamente chiusa e non lascia vedere nulla al suo interno; la forma ricorda quella di un cofanetto
c. 94v
arca di Noè
Firenze (FI)
0900645710-3.2
miniatura
proprietà Stato
pergamena/ pittura a tempera
pergamena/ miniatura
gesso/ doratura
bibliografia specifica: Vasari G - 1878-1885
bibliografia specifica: Chiarelli R - 1968
bibliografia specifica: D'Ancona P - 1914
bibliografia specifica: Rondoni F - 1876
bibliografia specifica: Painting Illumination - 1994
bibliografia specifica: Boskovits M - 1972
bibliografia specifica: Levi D'Ancona M - 1962
bibliografia specifica: Salmi M - 1954