adorazione dei Re Magi (miniatura) by Gherardo di Giovanni detto Gherardo del Fora, Monte di Giovanni del Fora (seconda metà sec. XV)
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miniatura, c. 22r adorazione dei Re Magi
adorazione dei Re Magi (miniatura) by Gherardo di Giovanni detto Gherardo del Fora, Monte di Giovanni del Fora (seconda metà sec. XV)
adorazione dei Re Magi (miniatura) di Gherardo di Giovanni detto Gherardo del Fora, Monte di Giovanni del Fora (seconda metà sec. XV)
post 1473-ante 1476
Iniziale fogliata grande con storia e caudata E(cce advenit), rubr. In epyphania domini. Introitus. Corpo della lettera azzurro decorato con racemi dorati, gemme e perle su campo azzurro; la coda si estende nel margine interno alle colonne di scrittura e decora anche il margine inferiore. Sul fondo è la Vergine seduta davanti alla capanna che tiene in braccio il Bambino mentre il più anziano dei magi è inginocchiato ai loro piedi con la corona deposta in terra; gli altri due sono inginocchiati in secondo piano. I magi indossano vesti particolarmente ricche ed eleganti e sono accompagnati da un corteo di servitori; sullo sfondo si apre un bellissimo panorama della città di Firenze
miniatura
Bargello Libri miniati 1
00645744
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Il Messale, conosciuto anche come Corale A 67, è stato identificato, in base a una serie di documenti pubblicati da Mirella Levi D'Ancona (1962, p. 134, 400, 411), con quello ordinato da Messer Francesco Torelli, spedalingo di Santa Maria Nuova, scritto da un frate di San Francesco (forse Jacopo Torelli che è pagato il 17 agosto 1473) e miniato da Gherardo e Monte del Fora per la chiesa di Sant'Egidio, del suddetto Ospedale, tra il 1474 e il 1476. In periodi più recenti il Messale è stato studiato da Ada Labriola (in Firenze e gli antichi Paesi Bassi : 1430 – 1530. Dialoghi tra artisti da Jan van Eyck a Ghirlandaio, da Memling a Raffaello..., pp. 101-103) per la quale rappresenterebbe “una delle risposte più eclatanti dell'ambiente artistico fiorentino [...] alle novità pittoriche del paesaggio e del naturalismo fiamminghi”. I due miniatori, Gherardo e Monte di Giovanni, erano attivi nella loro bottega presso la Badia fiorentina a partire dai primi anni sessanta del Quattrocento dove svolgevano l'attività sia di cartolai che di miniatori, cimentandosi anche nella pittura su tavola, affresco e mosaico. La commissione del Messale ai due fratelli si deve all'iniziativa dello spedalingo Francesco di Torello Torelli, rettore della chiesa di Sant'Egidio. La provenienza è confermata anche dalla presenza dell'emblema dell'Ospedale che raffigura una gruccia (c. 5r). Per la Labriola è improbabile che il codice fosse destinato alle funzioni religiose quotidiane del clero officiante data la preziosità del corredo illustrativo trattandosi, piuttosto, di un'opera di pregio di cui far mostra in particolari occasioni. Il Messale è riccamente decorato e caratterizzato da una particolare vivacità dei colori e sfarzo di oro e argento. Lo stretto legame con il mondo fiammingo era stato già notato anche dalla Garzelli (1984) la quale propose come modello del Compianto di Cristo a c. 150v il dipinto con lo stesso soggetto di Rogier van der Weyden (Firenze, Galleria degli Uffizi) al tempo nella cappella della villa medicea di Careggi. Monte di Giovanni avrebbe ripreso dal fiammingo l'atteggiamento sofferente di Cristo, le braccia aperte e i piedi incrociati, la Maddalena rappresentata di spalle e il particolare degli oggetti dipinti in primo piano; un ulteriore modello, antecedente le due opere, è da cercarsi anche nel pannello centrale della predella della Pala di San Marco di Beato Angelico (oggi a Monaco, Alte Pinakothek). La Labriola nota come la città di Gerusalemme sullo sfondo della scena, circondata da una cornice dorata centinata, sia una sorta di trasformazione di Firenze stessa, arricchita di guglie e avvolta dalla foschia. Nel Te igitur con la Consacrazione dell'ostia, l'interno della chiesa è descritto fin nei miniami dettagli e proprio in questo interesse per il naturalismo sono presi a modello i dipinti di Rogier van der Weyden. La Labriola ipotizza la mano di Gherardo, caratterizzata dal colore smaltato, dalla stesura sottile e delicata dei colori, nelle Storie di Cristo post mortem che corrono intorno al fregio. L'Annunciazione a c. 5r, sempre di Gherardo, si apre su un chiostro porticato secondo una soluzione paesaggistica 'alla fiamminga' accolta, in quegli stessi anni, anche da Andrea del Verrocchio e dai suoi collaboratori, tra i quali era il giovane Leonardo
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adorazione dei Re Magi
Iniziale fogliata grande con storia e caudata E(cce advenit), rubr. In epyphania domini. Introitus. Corpo della lettera azzurro decorato con racemi dorati, gemme e perle su campo azzurro; la coda si estende nel margine interno alle colonne di scrittura e decora anche il margine inferiore. Sul fondo è la Vergine seduta davanti alla capanna che tiene in braccio il Bambino mentre il più anziano dei magi è inginocchiato ai loro piedi con la corona deposta in terra; gli altri due sono inginocchiati in secondo piano. I magi indossano vesti particolarmente ricche ed eleganti e sono accompagnati da un corteo di servitori; sullo sfondo si apre un bellissimo panorama della città di Firenze
c. 22r
adorazione dei Re Magi
Firenze (FI)
0900645744-2.14
miniatura
proprietà Stato
pergamena/ pittura a tempera
pergamena/ miniatura
gesso/ doratura
bibliografia specifica: Vasari G - 1878-1885
bibliografia specifica: Patrimonio artistico - 2002
bibliografia specifica: Disegno fiorentino - 1992
bibliografia specifica: Levi D'Ancona M - 1962
bibliografia specifica: Martini G. S - 1956
bibliografia specifica: Rossi F - 1932
bibliografia di confronto: D'Ancona P - 1914
bibliografia specifica: Garzelli A. R - 1985
bibliografia specifica: Milanesi G - 1850