anfora - bottega italiana (sec. IV)
https://w3id.org/arco/resource/HistoricOrArtisticProperty/0900665675-2 an entity of type: CulturalPropertyComponent
anfora, sopra il capitello
anfora - bottega italiana (sec. IV)
anfora - bottega italiana (sec. IV)
(?) 300-(?) 399
Il vaso è di forma massiccia e pesante, con corpo globulare panciuto con curvatura molto tesa; il collo è corto con imboccatura larga dal bordo sottile leggermente svasato. Ad esso sono tangenti le anse conformate a S con ampio ricciolo in alto e breve peduncolo in basso sul corpo del vaso; il piede è svasato verso il basso e leggermente bombato, profilato in alto e in basso da due listelli stondati. Il vaso poggia su un abaco in arabesco della Versilia, per mezzo di una base più stretta e di un nodo a forma di rocchetto, in breccia corallina
anfora
00665675
09
0900665675
È l'unico esemplare in porfido con forma ad anfora conservatoci dall'antichità. Nel catalogo di Delbrueck, che comprende ventitré pezzi delle forme più disparate con datazioni oscillanti tra il I e il IV secolo d. C., il nostro è assegnato dubitativamente al IV secolo d. C (DELBRUECK 1932, pp. 193-194, p. 208, tav. 99). Senza poter indicare un confronto puntuale, trovo singolare la somiglianza del piede dell'anfora pisana con quello dell'urna di Santa Maria in Porto a Ravenna (DELBRUECK 1932, p. 209, tav. 94), nonché il modo di eseguire la curvatura della pancia pur nella diversità della forma; di conseguenza credo che entrambi i vasi vadano assegnati allo stesso periodo, che non so indicare con certezza, causa la mancanza di confronti, ma che potrebbe scendere oltre il IV secolo d. C. La forma ad anfora con le anse a voluta ricorre in ambito ravennate in un contesto religioso di prestigio come la chiesa di San Vitale alla metà del VI secolo d. C. nei mosaici, dove due anfore a tessere dorate costituiscono l'elemento generatore del doppio tralcio di vite intermittente con grappoli d'uva che incornicia la trifora della parete sud del presbiterio (BOVINI 1970, tav. tra le pp. 48 e 49). Un anfora di forma analoga e gemmata è adoperata per la forma del calice sulla mensa d'altare nella lunetta sottostante, dove Abele e Melchisedec presentano simbolicamente l'agnello e il pane per il sacrificio (BARTL, BOEHRINGER 1959, tav. 16) e la mano di Dio -al centro e in asse verticale con la croce, gemmata anch'essa -indica il calice. La tradizione che vuole provenga dalla prima Crociata (1099) è riportata dal Martini (1705, pp. 86-87, tav.19) secondo il quale il vaso sarebbe stato donato ai Pisani da Daiberto arcivescovo di Pisa che aveva partecipato alla prima Crociata a fianco di Goffredo di Buglione, dopo essere stato nominato patriarca di Gerusalemme in seguito alla conquista della città. Il vaso di porfido sarebbe stato uno di quelli delle nozze di Cana e sarebbe arrivato a Pisa "ex orientali plaga" ["da terre orientali"] assieme ad altri "pretiosissima munera" ["preziosissimi doni"]. Il vaso è elencato negli inventari della cattedrale a partire dal 1369 col nome di "vaso dell'Epifania" perché il miracolo delle nozze di Cana veniva e viene ancora commemorato nella liturgia di quella festa (BARSOTTI 1959, pp. 61, 81); esso fa parte di quella numerosa schiera di vasi noti in ambito religioso e letterario come "idrie di Cana" (RICCI 1931, pp. 109- 120; 1932, pp. 32-35) realizzati tutti in materiali pregiati di provenienza orientale e recanti in alcuni casi iscrizioni in greco sul corpo del vaso riproducenti versetti biblici inerenti al rito della benedizione dell'acqua che avveniva il giorno dell'Epifania. L'attestazione della presenza di questi vasi in ambito religioso italiano fin dall' Alto Medioevo, dove giungono tutti come doni di provenienza orientale, ha buone probabilità di essere veritiera e le crociate sono indubbiamente il veicolo più appropriato per questi arrivi, da considerarsi bottino di guerra piuttosto che doni, ma comunque sempre oggetti di prestigio da esibire nelle sedi più accreditate, cui attribuire provenienze illustri e significati simbolici strettamente collegati col potere politico e religioso
Il vaso è di forma massiccia e pesante, con corpo globulare panciuto con curvatura molto tesa; il collo è corto con imboccatura larga dal bordo sottile leggermente svasato. Ad esso sono tangenti le anse conformate a S con ampio ricciolo in alto e breve peduncolo in basso sul corpo del vaso; il piede è svasato verso il basso e leggermente bombato, profilato in alto e in basso da due listelli stondati. Il vaso poggia su un abaco in arabesco della Versilia, per mezzo di una base più stretta e di un nodo a forma di rocchetto, in breccia corallina
sopra il capitello
anfora
Pisa (PI)
0900665675-2
anfora
proprietà privata
porfido
breccia corallina
bibliografia specifica: Ricci C - 1931
bibliografia specifica: Barsotti R - 1959
bibliografia specifica: Duomo Pisa - 1995
bibliografia specifica: Bartl F. X./ Boehringer J - 1959
bibliografia specifica: Bovini G - 1970
bibliografia specifica: Delbrueck R - 1932
bibliografia specifica: Martini G - 1705
bibliografia specifica: Ricci C - 1932