leggio d'altare, opera isolata - bottega fiorentina (?), bottega pisana (?) (metà sec. XIX)

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leggio d'altare, opera isolata
leggio d'altare, opera isolata - bottega fiorentina (?), bottega pisana (?) (metà sec. XIX) 
leggio d'altare, opera isolata - bottega fiorentina (?), bottega pisana (?) (metà sec. XIX) 
ca 1840-ca 1850 
La base in legno, rettangolare, poggia su quattro piedini a sezione quadrata. Sul lato anteriore, sagomato, è fissata una lamina d'argento traforato profilata, in alto, da una cornice bombata e costituita da due lunghe e rigogliose foglie d'acanto speculari, disposte di profilo e dalla punta arricciata. Esse racchiudono, al centro, due corolle di fiori a quattro petali e un piccolo cespo di foglie d'acanto, dal quale pende un cespo analogo pi ù grande, unito al primo da due minuscole fasce. Alla base è incernierata la parte mobile, rettangolare, recante sul lato inferiore un ferma-libro sagomato, sul quale è fissata una lamina d'argento traforato. Essa è profilata da una cornice bombata che, alla sommità, si spezza a includere una piccola conchiglia, dalla quale pende un frutto inserito fra due corolle di fiori a quattro petali. Queste sovrastano lo stemma di San Ranieri, collocato al centro e inserito fra due tralci simmetrici di volute. (Segue in OSS) 
leggio d'altare (opera isolata) 
2014OPAOA00665759 
00665759 
09 
0900665759 
Il leggio, datato da Giampiero Lucchesi alla prima metà del XIX secolo, (i n: G. Lucchesi, "Museo dell'Opera del Duomo di Pisa", Pisa, 1993, p. 75), è attestato a partire dall'inventario del 1858, in cui è definito "Leggio di Ebano con rapporti di Argento", ma soltanto in quello del 1895 viene de scritto in maniera abbastanza approfondita. Grazie a questa descrizione veniamo a sapere che in origine il leggio era sorretto da quattro zampe sormontate da una palla in argento, oggi non più esistenti, e che apparteneva all'altare di S. Ranieri, come attesta anche lo stemma del Santo collocato sul ferma-libro. L'analisi stilistica induce a collocare l'oggetto in un ambito artistico attardato, ancora legato al gusto neoclassico dell'inizio del XIX secolo. Infatti, mentre la minuscola conchiglia è soltanto un lontano ricordo del repertorio decorativo rococò ed i due tralci simmetrici di volute presentano foglie d'acanto rigide e stilizzate, prive del naturalismo e della leggerezza settecentesche, le corolle di fiori a quattro petali rimandano alle rosette classicheggianti. Tuttavia, non si tratta più del Neoclassicismo puro, semplice e rigoroso direttamente ispirato alle forme d el mondo antico, ma di una cultura artistica che risente ormai di un mutamento del gusto. Lo si desume dalla presenza di un ricco apparato decorativo, che trova il suo naturale completamento nelle zampe presumibilmente leonine. Queste erano essenziali anche per assicurare al leggio quella stabilità e quell'equilibrio oggi irrimediabilmente perduti, dal momento che il peso dell'oggetto, non più sorretto dai piedini divenuti troppo corti, si appoggia interamente sul lato anteriore della base. Si può effettuare un confronto diretto con due leggii di produzione fiorentina. Il primo (riprodotto in: "Argenti fiorentini dal XV al XIX secolo. Tipologie e marchi", a cura di D. Liscia Bemporad, Firenze, 1992, vol. III, cat. 706, pp. 858-859 ), eseguito nel 1845 dall'orafo Giovanni Guadagni, presenta motivi decorativi analoghi a quelli del nostro arredo: foglie d'acanto a voluta dalla punta arricciata disposte di profilo e includenti corolle di fiori e conchiglie, oltre a spighe di grano e grappoli d'uva in abbondanza. Il secondo (riprodotto in: "Argenti fiorentini dal XV al XIX secolo. Tipologie e marchi ", a cura di D. Liscia Bemporad, Firenze, 1992, vol. III, cat. 707, p. 859 ), opera di Salvatore Morelli e databile fra il 1820 ed il 1860, si rivela particolarmente interessante per la presenza non solo delle solite foglie d'acanto a voluta di profilo includenti rosette, ma anche dei quattro pied i, costituiti da zampe leonine probabilmente simili a quelle che sosteneva no il nostro leggio. Sulla base di questi raffronti possiamo inserire l'og getto nell'ambito di una produzione seriale assai diffusa intorno agli anni Quaranta del XIX secolo e ritenerlo opera di un orafo fiorentino o pisano di modeste capacità 
La base in legno, rettangolare, poggia su quattro piedini a sezione quadrata. Sul lato anteriore, sagomato, è fissata una lamina d'argento traforato profilata, in alto, da una cornice bombata e costituita da due lunghe e rigogliose foglie d'acanto speculari, disposte di profilo e dalla punta arricciata. Esse racchiudono, al centro, due corolle di fiori a quattro petali e un piccolo cespo di foglie d'acanto, dal quale pende un cespo analogo pi ù grande, unito al primo da due minuscole fasce. Alla base è incernierata la parte mobile, rettangolare, recante sul lato inferiore un ferma-libro sagomato, sul quale è fissata una lamina d'argento traforato. Essa è profilata da una cornice bombata che, alla sommità, si spezza a includere una piccola conchiglia, dalla quale pende un frutto inserito fra due corolle di fiori a quattro petali. Queste sovrastano lo stemma di San Ranieri, collocato al centro e inserito fra due tralci simmetrici di volute. (Segue in OSS) 
leggio d'altare 
Pisa (PI) 
0900665759 
leggio d'altare 
proprietà persona giuridica senza scopo di lucro 
legno 
argento/ sbalzo/ cesellatura/ foratura 
bibliografia di confronto: Argenti fiorentini - 1992 
bibliografia specifica: Lucchesi G - 1993 

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