Carità, Fede, Speranza (calice, opera isolata) - bottega italiana (secondo quarto 20)

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calice, opera isolata Carità, Fede, Speranza
Carità, Fede, Speranza (calice, opera isolata) - bottega italiana (secondo quarto 20) 
Carità, Fede, Speranza (calice, opera isolata) - bottega italiana (secondo quarto 20) 
calice (opera isolata) 
Sul piede sono sedute tre piccole figure femminili dorate: una è velata e regge con la mano destra la croce, con la sinistra un rotolo chiuso; la seconda è a capo scoperto e con la mano sinistra al petto e un’ancora in quella destra; la terza ha due bambini in braccio di cui quello di destra è attaccato al seno della donna. Il fusto del calice è molto stretto e adornato da tre cherubini a tutto tondo. Il sottocoppa è ornato con motivi vegetali mentre la parte superiore del calice è dorata 
1930-1930 
1000060387 
calice 
00060387 
10 
1000060387 
Vaso sacro usato nella messa per la consacrazione del vino, il calice fu impiegato sin dai primi tempi del Cristianesimo; poiché i primi luoghi di culto furono ambienti comuni in abitazioni private, la sua origine fu certamente legata alla suppellettile domestica. Il “Liber Pontificalis” ne cita innumerevoli esempi sotto la duplice terminologia di “calices” e “schiphi”; in relazione alle diverse funzioni (consacrazione del vino, distribuzione dell’Eucarestia oppure semplicemente oggetto votivo) esistevano varie tipologie del calice che poteva essere in oro o argento, talvolta lavorato a sbalzo e cesello con figurazioni in rilievo e spesso decorato con perle e gemme. Dopo il Mille, con la semplificazione del rito e il disuso della somministrazione del vino ai fedeli, la forma del calice divenne essenziale e le dimensioni minori. Verso il fine del Duecento raggiunse la struttura definitiva, caratterizzata da fusto, coppa a base, che si è mantenuta nei secoli successivi. Con il calice forma un completo liturgicamente inscindibile la patena, un piccolo piatto metallico di forma circolare, usato per posarvi l’ostia prima e dopo la consacrazione. La sua origine, come per il calice, è legata al vasellame domestico e il suo utilizzo nel servizio liturgico risale ai primi tempi del Cristianesimo. Esistevano due tipi di patene: quella ad uso del celebrante, di forma circolare con fondo concavo talvolta lobato e le patene ministeriali, più grandi, simili ad un bacile, anche con manici per facilitarne il trasporto. Nel X-XI secolo al posto dei pani furono adottate le ostie sottili e rotonde, per cui decadde l’uso delle patene di grandi dimensioni e rimase per il celebrante la patena rotonda con la cavità centrale corrispondente a quella del calice su cui va posata 
Fede  Carità  Speranza 
11 M 33  11 M 31  11 M 32 
Sul piede sono sedute tre piccole figure femminili dorate: una è velata e regge con la mano destra la croce, con la sinistra un rotolo chiuso; la seconda è a capo scoperto e con la mano sinistra al petto e un’ancora in quella destra; la terza ha due bambini in braccio di cui quello di destra è attaccato al seno della donna. Il fusto del calice è molto stretto e adornato da tre cherubini a tutto tondo. Il sottocoppa è ornato con motivi vegetali mentre la parte superiore del calice è dorata 
Orvieto (TR) 
proprietà persona giuridica senza scopo di lucro 
Carità ; Fede ; Speranza 
argento/ fusione 
argento/ sbalzo/ cesellatura/ doratura 
bibliografia di confronto: Montevecchi B./ Vasco Rocca S - 1987 
bibliografia specifica: Bartella C.M - 1973 
bibliografia specifica: Bartella C.M - 1984 
bibliografia specifica: Bertaux E - 1896 
bibliografia specifica: Grisar H - 1897 

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