Marte, divinità romana (scultura, opera isolata) by Benaglia Cesare (XIX)

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scultura, opera isolata divinità romana
Marte, divinità romana (scultura, opera isolata) by Benaglia Cesare (XIX) 
Marte, divinità romana (scultura, opera isolata) di Benaglia Cesare (XIX) 
ca 1845-ca 1845 
ritratto a figura intera del dio Marte con il gladio dall'impugnatura canina nella mano sinistra e l'elmo in terra alla sua destra 
Marte, divinità romana (scultura, opera isolata) 
1192 (G.N. Arte Antica) 
reg. pr. 1240 
00828203 
12 
1200828203 
Nel 1815 il gruppo dell'Ercole e Lica scolpito da Antonio Canova (cfr. scheda NCTN 00828202) fu sistemato al primo piano di Palazzo Torlonia in piazza Venezia a Roma. Nelle pareti della galleria appositamente allestita - il cosiddetto "Braccio canoviano" - vennero ricavate "con bella simmetria dodici nicchie, ove le dodici divinità principali dell'antica Roma richiameranno col loro aspetto alla memoria de' riguardanti quella confusione di umano e divino ch'era mai sempre nelle loro azioni" (Checchetelli, 1842, p. 22). Il riferimento è alle dodici statue in marmo, raffiguranti personaggi mitologici romani, che Alessandro Torlonia fece eseguire, tra la fine degli anni Trenta e l'inizio degli anni Quaranta dell'Ottocento, ad alcuni fra i più rinomati scultori classicisti della cerchia di Canova e Thorvaldsen. Cesare Benaglia, Luigi Bienaimé, Ercole Dante, Pietro Galli, Camillo Pistrucci, Rinaldo Rinaldi, Antonio Solà e Pietro Tenerani furono gli autori del ciclo di statue, ciascuna delle quali è corredata dei tradizionali attributi appartenenti alla divinità che rappresenta (cfr. schede NCTN da 00828203 a 00828214). Nel 1892 - in seguito alla decisione di demolire Palazzo Torlonia per consentire la nuova sistemazione urbanistica dell'area prescelta per la costruzione del Monumento a Vittorio Emanuele II - gli eredi Torlonia donarono allo Stato italiano la loro raccolta di opere d'arte. Nel 1895 i dipinti e le sculture provenienti da tale raccolta vennero accorpati, con l'eccezione dell'Ercole e Lica, all'ex collezione Corsini, andando a costituire il fondo della Galleria Nazionale d'Arte Antica, istituita in quello stesso anno con sede a Palazzo Corsini alla Lungara. In una lettera scritta il 5 aprile 1901 da Adolfo Venturi (allora direttore della Galleria Nazionale d'Arte Antica) al Ministro della Pubblica Istruzione Nunzio Nasi, pregandolo di procedere con il trasferimento della statua di Canova, si apprendono informazioni circa la collocazione del gruppo di statue: "in questo palazzo, nell'atrio della galleria, stanno esposte le opere di Pietro Tenerani, del Pistrucci, di Pietro Galli, di Rinaldo Rinaldi, di Antonio Solà, di L. Bienaimé, di E. Dante..., continuatori degli insegnamenti del Canova e del Thorwaldsen; e quelle opere derivano dalla casa Torlonia..." (cit. in Borsellino, 1989-1990, p. 412). Sia l'Ercole e Lica, giunto a Palazzo Corsini nel 1901, che le sculture commissionate da Alessandro Torlonia furono dislocati separatamente in vari ambienti del palazzo. In particolare, con il trasferimento, avvenuto nel 1917, dell'opera di Canova nella nuova sede della Galleria Nazionale d'Arte Moderna a Valle Giulia, i dodici marmi rappresentanti le divinità dell'Olimpo romano rimasero per circa un secolo separati dal gruppo dell'Ercole e Lica e indiscriminatamente mescolati ad esemplari di statuaria antica. Dal giugno 1997 il ciclo di sculture - trasferite anch'esse da Palazzo Corsini alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e restaurate per l'occasione - è stato ricongiunto all'Ercole e Lica nel grande salone centrale dell'ala ovest dell'edificio di Bazzani. L'allestimento intende richiamare idealmente il sontuoso "braccio canoviano" di Palazzo Torlonia, con il gruppo monumentale sull'asse centrale al fondo della sala, fiancheggiato dal corteo di divinità, accoppiate a due a due (cfr. Di Majo, 2006, pp. 78-80).Figlio di uno scultore neoclassicheggiante, Cesare Benaglia lavorò prevalentemente a Roma, con studio in via delle Orsoline n. 31. Fu membro dell'Accademia di San Luca e allievo di Bertel Thorvaldsen, col quale collaborò a lungo, traducendo in marmo i suoi modelli. Fu autore - oltre che del Marte proveniente da Palazzo Torlonia - del busto di Ludovico Ariosto per la Salita al Pincio e del Monumento a Giovanni Rotti (1839) eretto nella chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo a Roma 
divinità romana 
Marte 
ritratto a figura intera del dio Marte con il gladio dall'impugnatura canina nella mano sinistra e l'elmo in terra alla sua destra 
divinità romana, Marte 
Roma (RM) 
1200828203 
scultura 
proprietà Stato 
marmo 
bibliografia specifica: Vicario V - 1994 
bibliografia specifica: Panzetta A - 2003 
bibliografia specifica: Di Majo E. / Susinno S - 1989 
bibliografia specifica: Borsellino E - 1989 
bibliografia specifica: Checchetelli G - 1842 
bibliografia specifica: Di Majo E - 2003 
bibliografia specifica: Di Majo E - 2006 
bibliografia specifica: Giovannoni G - 1908 
bibliografia specifica: Grandesso S - 2003 
bibliografia specifica: Iozzi O - 1902 
bibliografia specifica: Ponente A - 1999 
bibliografia specifica: Poppi C - 2003 
bibliografia specifica: Susinno S - 1997 

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