Le Acque Albule, acque albule (decorazione pittorica, elemento d'insieme) di Notte Emilio (prima metà XX)

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decorazione pittorica, elemento d'insieme, Sala delle Arti e dei Mestieri, parete sud/ ovest acque albule
enit
Le Acque Albule, acque albule (decorazione pittorica, elemento d'insieme) di Notte Emilio (prima metà XX) 
1926-1926 
Il riquadro, di forma rettangolare, poggia su un alto basamento in trompe-l'oeil ed è circondato da una cornice a motivi decorativi che corre lungo tre lati. Nella parte superiore si alternano i simboli della casata degli Este (l’aquila e il giglio), interrotti da due ritratti maschili. Lungo i lati, invece, gli elementi decorativi sono interrotti da figure di piccole dimensioni da mettere in relazione con le scene vicine: a sinistra San Gregorio, protettore dei muratori, a destra Sant’Eligio, protettore dei fabbri. Al centro del riquadro una lapide marmorea in trompe-l’oeil - sostenuta da una cariatide affiancata da cornucopie e grifoni, e decorata sulla sommità dall’aquila estense – presenta il tondo monocromo che alcuni putti sembrano reggere con dei nastri. L’episodio della storia e della mitologia tiburtina rappresentato nel tondo pare alludere al tema delle Acque Albule: due donne sono sedute attorno a una vasca, mentre una terza persona alle loro spalle regge un panno con cui proteggerle da sguardi indiscreti 
Le Acque Albule, acque albule (decorazione pittorica, elemento d'insieme) 
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Emilio Notte venne incaricato di decorare la stanza attigua alla cappella del piano nobile presumibilmente dopo la prima metà del 1925. Risale a giugno 1925 una lettera che Attilio Rossi, all’epoca conservatore onorario di Villa d’Este, scrisse alla Direzione Generale Antichità e Belle Arti comunicando che Notte, vincitore nel 1924 del Pensionato artistico nazionale per la decorazione, aveva manifestato il desiderio d'intervenirvi. Il programma iconografico – a oggi non pervenuto - prevedeva l’alternarsi di scene narrative tratte dalla storia e dalla mitologia tiburtina con la rappresentazione delle undici Arti previste dallo Statuto tiburtino. A ispirare Notte, nella realizzazione delle scene narrative, i fregi cinquecenteschi delle stanze precedenti, in particolare quelli delle due stanze tiburtine, simili sia per la partitura architettonica in trompe-l’oeil sia per gli episodi storico-mitologici rappresentati. Forse, però, a influenzare il pittore nella narrazione della storia tiburtina anche la pubblicazione della “Storia di Tivoli di Marco Antonio Nicodemi”, curata da Vincenzo Pacifici - fondatore della locale Società Tiburtina di Storia e d’Arte, che all’epoca aveva sede proprio a Villa d’Este – nello stesso anno di esecuzione delle pitture murali. Tali scene vennero realizzate da Notte in monocromo: essendo eventi che risalgono a prima di Cristo si voleva porle su un piano temporale diverso da quello delle figure delle Arti e dei Mestieri, richiamando anche la realizzazione a monocromo delle scene dell’Antico Testamento presenti nelle altre sale. L’episodio qui rappresentato si riferisce al tema delle Acque Albule, donate alla comunità tiburtina da Pio IX nel 1863. Vincenzo Pacifici riferiva che, secondo Svetonio, l'Imperatore Augusto si faceva condurre in lettiga alle Acque Albule e in una vasca oblunga di legno si bagnava agitando l'acqua con il corpo; poi si recava nei dintorni della sorgente per fare la reazione peripatetica che gli permetteva di saturare i polmoni con le esalazioni sulfuree. Altri assertori dell'effetto benefico delle Acque Albule: Plinio Secondo, Galeno, Celso Aureliano, Archigene, ma anche Anton Musa Brasavola, medico di Francesco I di Francia, Andrea Bacci, medico di Sisto V, e Agostino Cappello, medico di Leone XII 
25GG41(GIGLIO) : 25F33(AQUILA) : 61B11 : 48A981 
31AA235 : 31AA234 : 31AA231 : 41D991 : 48A9852 
48A983 : 48A984 : 92B11221 : 48A9875 : 25F33(AQUILA) : 48C1642 : 25FF231 : 92D1916 
acque albule 
Le Acque Albule 
Il riquadro, di forma rettangolare, poggia su un alto basamento in trompe-l'oeil ed è circondato da una cornice a motivi decorativi che corre lungo tre lati. Nella parte superiore si alternano i simboli della casata degli Este (l’aquila e il giglio), interrotti da due ritratti maschili. Lungo i lati, invece, gli elementi decorativi sono interrotti da figure di piccole dimensioni da mettere in relazione con le scene vicine: a sinistra San Gregorio, protettore dei muratori, a destra Sant’Eligio, protettore dei fabbri. Al centro del riquadro una lapide marmorea in trompe-l’oeil - sostenuta da una cariatide affiancata da cornucopie e grifoni, e decorata sulla sommità dall’aquila estense – presenta il tondo monocromo che alcuni putti sembrano reggere con dei nastri. L’episodio della storia e della mitologia tiburtina rappresentato nel tondo pare alludere al tema delle Acque Albule: due donne sono sedute attorno a una vasca, mentre una terza persona alle loro spalle regge un panno con cui proteggerle da sguardi indiscreti 
parete sud/ ovest 
acque albule, Le Acque Albule 
Tivoli (RM) 
1201254203-7 
decorazione pittorica 
proprietà Stato 
intonaco/ pittura a tempera 
bibliografia di confronto: Mosti R - 2019 
bibliografia di confronto: Nicodemi M. A - 2015 
bibliografia specifica: Notte R - 1990 
bibliografia specifica: Notte R - 2010 
bibliografia specifica: Sala Arti - 1995 
bibliografia di confronto: Acque Albule - 1929 
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