Veduta prospettica (disegno) by Caneva Giacomo (attr.) (secondo quarto sec. XIX)

https://w3id.org/arco/resource/Lombardia/HistoricOrArtisticProperty/0301938551 an entity of type: HistoricOrArtisticProperty

disegno Veduta prospettica
Veduta prospettica (disegno) by Caneva Giacomo (attr.) (secondo quarto sec. XIX) 
Veduta prospettica (disegno) di Caneva Giacomo (attr.) (secondo quarto sec. XIX) 
post 1834-ante 1841 
Carta bianca; acquerello colorato 
disegno 
01938551 
03 
0301938551 
La precisione della resa della prospettiva e dei dettagli delle architetture, l'inserimento delle figurine che animano una scena di mercato consentono l'attribuzione dell'acquerello, incompiuto, a Giacomo Caneva, artista e fotografo padovano formatosi alla Regia Accademia di belle arti di Venezia tra il 1834 e il 1838 circa, dove seguì i corsi di prospettiva (con il professor Tranquillo Orsi), ornato e ornamenti. Nel disegno appaiono chiare e anzi preminenti, in un contesto ottocentesco "romantico", la tradizione settecentesca della veduta esatta, ottenuta con il ricorso alla camera ottica, e quindi l'aderenza alla resa fotografica. Questo aspetto è stato riscontrato anche nelle due vedute romane dipinte da Caneva intorno al 1855, conservate nel Museo Civico di Padova (Dipinti dell'ottocento, 1999), una delle quali, raffigurante la piazza antistante il Tempio di Vesta, ha un riscontro in un calotipo eseguito pochi anni dopo da Caneva, noto come una delle prime documentazioni della fotografia italiana. La datazione proposta indica il periodo dall'ingresso di Caneva nell'Accademia di belle arti di Venezia all'anno in cui è attestata la sua presenza a Roma, una volta conclusi gli studi (Rampin 1997). L'acquerello potrebbe essere stato realizzato come esercizio di prospettiva negli anni in cui l'artista si spostava tra Venezia e la città natale, dove vivevano i suoi genitori. L'inserimento delle figurine è stato letto come influenza di Ippolito Caffi, presente a Venezia negli anni immediatamente precedenti a quelli in cui vi studiò Caneva (Banzato, in Dipinti dell'ottocento 1999) e poi suo amico e rivale a Roma (Pirani 2003). Il disegno documenta anche un particolare della storia urbanistica di Padova: oltre all'aspetto delle case sui due lati davanti al Palazzo della Ragione, la torre del comune coronata da una cupola alla cui sommità si trovava una statua della Giustizia, elementi asportati nel restauro "fascista" della torre del 1939. Due foto in b/n del disegno sono conservate nell'album D6 1800-1900 di Riccardo Lampugnani. 
Veduta prospettica 
Carta bianca; acquerello colorato 
Veduta prospettica 
Milano (MI) 
0301938551 
disegno 
proprietà privata 
carta/ matita/ acquerello 

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