Sicilia - Enna - Architettura religiosa - Duomo (positivo, insieme) by Crupi, Giovanni, Anonimo , Regia Soprintendenza ai Monumenti - Catania, Francesco Valenti, Cianciafara, Filippo, Anonimo (XX)

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positivo, album, insieme
Sicilia - Enna - Architettura religiosa - Duomo (positivo, insieme) di Crupi, Giovanni, Anonimo <1901-1950>, Regia Soprintendenza ai Monumenti - Catania, Francesco Valenti, Cianciafara, Filippo, Anonimo <1951 - 2000> (XX) 
Sicilia - Enna - Architettura religiosa - Duomo (positivo, insieme) by Crupi, Giovanni, Anonimo <1901-1950>, Regia Soprintendenza ai Monumenti - Catania, Francesco Valenti, Cianciafara, Filippo, Anonimo <1951 - 2000> (XX) 
ca 1895-ante 1970 
Raccoglitore ad anelli in cartone con meccanismo a leva, facce di colore marrone marmorizzato, dorso marrone, laccetti ed anelli. Al momento di assemblare le cartelle nel raccoglitore, chi si è occupato dell’inventariazione (la Soprintendenza ai Monumenti di Catania) ha privilegiato il soggetto come criterio per la disposizione dei positivi, i quali originariamente erano suddivisi, tramite intercalare in cartoncino, in due gruppi: esterno della chiesa ed interno, La numerazione delle cartelle non è sempre consecutiva, così come diverso è il colore (grigio, marrone e verde) e il tipo di cartoncino, riferendosi a diverse campagne di inventariazione. Nell’organizzazione attuale si è scelto di privilegiare invece un ordine tematico e di contesto, mettendo insieme (e catalogando come sottoparti componenti) gli scatti realizzati nella stessa occasione o dallo stesso autore 
positivo (album, insieme) 
00382235 
Insieme di positivi incollati su schede di supporto in cartoncino inserite in raccoglitore ad anelli 
146 
19 
1900382235 
Dall'analisi tecnico-formale si ipotizza che la riorganizzazione delle cartelle sia stata eseguita intorno agli anni '60, comprendendo positivi databili a partire dai primi del '900 o anche precedenti; in seguito sono stati aggiunti altri elementi, si pensa fino agli anni '70. Le schede su cartoncino verde sono le più antiche, quelle su supporto marrone le più recenti 
EN/ DUOMO 
Sicilia - Enna - Architettura religiosa - Duomo 
Raccoglitore ad anelli in cartone con meccanismo a leva, facce di colore marrone marmorizzato, dorso marrone, laccetti ed anelli. Al momento di assemblare le cartelle nel raccoglitore, chi si è occupato dell’inventariazione (la Soprintendenza ai Monumenti di Catania) ha privilegiato il soggetto come criterio per la disposizione dei positivi, i quali originariamente erano suddivisi, tramite intercalare in cartoncino, in due gruppi: esterno della chiesa ed interno, La numerazione delle cartelle non è sempre consecutiva, così come diverso è il colore (grigio, marrone e verde) e il tipo di cartoncino, riferendosi a diverse campagne di inventariazione. Nell’organizzazione attuale si è scelto di privilegiare invece un ordine tematico e di contesto, mettendo insieme (e catalogando come sottoparti componenti) gli scatti realizzati nella stessa occasione o dallo stesso autore 
restauro, spolveratura, condizionamento 
In armadio metallico chiuso, locale non climatizzato 
Sicilia - Enna - Architettura religiosa - Duomo, Il Duomo fu costruito nella parte alta della città (inizio dei lavori nel 1307) per volere di Eleonora d’Angiò, moglie di Federico II d’Aragona (secondo tradizione locale su un’antica chiesa in stato di degrado dedicata a “S. Maria Maiuri”, che a sua volta sorgeva sul tempio di Proserpina). La chiesa è stata oggetto di rimaneggiamenti e ristrutturazioni, rimanendo un grande cantiere aperto per oltre 4 secoli. Ultimati i lavori infatti il campanile crolla per problemi strutturali. Nel 1446 la chiesa viene distrutta da un incendio che lascia in piedi solo il fianco esterno e le absidi. Per finanziare la ricostruzione Papa Eugenio IV indice un giubileo straordinario e un’indulgenza plenaria; a ricordo di tale circostanza viene murata sul lato meridionale una porta, chiamata Porta Santa, opera del Gagini. Nel 1549 crolla una colonna davanti alla porta sottana, occasione per altri interventi interni ad opera di vari artisti tra cui Giandomenico Gagini e l’architetto messinese Jacopo Salemi. Viene rifatto il tetto (1586) da Andrea Russo da Collesano; stucchi, cornici ed elementi decorativi (Paolo Pellegrino e Pietro Rosso); coro ligneo, palco dell’organo e fercolo della Madonna (Scipione di Guido, Giuseppe Martino e Giovanni Tammari). Nel 1619 crolla definitivamente la torre campanaria, la cui ricostruzione (1625-1659) viene commissionata a Oriano Coli, e la guglia viene rivestita con la ceramica di Caltagirone. Agli stucchi dell’interno lavorano Francesco Puzzo, Giovanni Calamaro e Vincenzo Tremoglie. Nel 1676 il peso eccessivo della guglia provoca il nuovo crollo della torre campanaria, che viene ricostruita su progetto di Clemente Bruno. La torre rimane però incompleta al secondo livello di lesene. Nel 1704 viene costruita la nuova sacrestia, arredata col pregiato “casserizio” in noce (disegno di Clemente Bruno, realizzazione dei fratelli ebanisti Ranfaldi). Vengono rinnovati i soffitti lignei del transetto (Giovan Battista Caruso) e delle navate laterali (Casimiro Marchiafava). Nel 1730 accanto alla Porta Grande (Paolo Guglielmaci) si aprono altre due porte (Nicolò Salerno). Concorrono ad arricchire l’interno pittori noti come Filippo Paladino, Guglielmo Borremans, Vincenzo Ruggieri, Pietro Novelli, Giovanni Piccinelli, oltre ad artisti orafi siciliani per le argenterie ed oreficerie. La chiesa ha pianta basilicale con tre navate e transetto. Dell’originale struttura trecentesca rimane la parte absidale esterna e una delle absidi laterali. La facciata principale (opera di Oriano Coli e altri maestri intagliatori) si eleva su un’ampia scalinata (realizzata nel 1730 da Don Melchiorre Roxas di Calascibetta). La parte inferiore è cinquecentesca a lesene di stile dorico, con 3 volte confluenti in un protiro che immette nella chiesa attraverso la Porta di Ponente. La parte superiore è sormontata dalla torre campanaria retta da 2 ordini di lesene ioniche e corinzie. Nel fianco destro, verso piazza Mazzini, si trova il portale rinascimentale (Porta Sottana) di Jacopo Salemi, con due coppie di colonne corinzie, architrave e timpano con scultura raffigurante S. Martino che dona il suo mantello al povero (bassorilievo che la tradizione vuole proveniente dalla chiesa di S. Martino nel castello di Lombardia, ma anch’esso quasi sicuramente opera del Salemi). In corrispondenza del transetto c’è il portale della Porta Santa, di linea gotica, (secondo alcuni opera di Gagini) e fatta murare dopo il Giubileo del 1447. Le absidi poligonali a forma di ombrello in stile gotico-catalano sono rafforzate da pilastri polistili e aperte da monofore. Accostato all’abside un arco, residuo di un porticato gotico. Il Duomo ha pianta a croce latina con tre navate separate da archi ogivali, sostenute da colonne di basalto nero con basi e capitelli corinzi ornati di foglie, di volute e di rilievi di animali e santi. Monumentali steli a masselli neri sostengono arcate e soffitti riccamente intagliati. L'esteso transetto e il presbiterio con le tre cappelle dell'abside completano la prima schematica visione del complesso. La serie di positivi presenta immagini dell’interno e dell’esterno della chiesa, e delle opere contenute (dipinti, stucchi, colonne, acquasantiere). Una gran parte degli scatti documenta lavori di restauro e riparazioni varie, a partire dalla controversa ristrutturazione delle pareti esterne delle absidi del 1907 voluta dall’architetto Francesco Valenti, fino all’ennesimo ripristino del terrazzo e del tetto (frequentemente danneggiato dalle forti piogge) del 1964 
Enna (EN) 
1900382235-0 
positivo album 
proprietà Ente pubblico territoriale 
aristotipo 
gelatina ai sali d'argento 
albumina 
carta 
tecniche varie 
Il Duomo fu costruito nella parte alta della città (inizio dei lavori nel 1307) per volere di Eleonora d’Angiò, moglie di Federico II d’Aragona (secondo tradizione locale su un’antica chiesa in stato di degrado dedicata a “S. Maria Maiuri”, che a sua volta sorgeva sul tempio di Proserpina). La chiesa è stata oggetto di rimaneggiamenti e ristrutturazioni, rimanendo un grande cantiere aperto per oltre 4 secoli. Ultimati i lavori infatti il campanile crolla per problemi strutturali. Nel 1446 la chiesa viene distrutta da un incendio che lascia in piedi solo il fianco esterno e le absidi. Per finanziare la ricostruzione Papa Eugenio IV indice un giubileo straordinario e un’indulgenza plenaria; a ricordo di tale circostanza viene murata sul lato meridionale una porta, chiamata Porta Santa, opera del Gagini. Nel 1549 crolla una colonna davanti alla porta sottana, occasione per altri interventi interni ad opera di vari artisti tra cui Giandomenico Gagini e l’architetto messinese Jacopo Salemi. Viene rifatto il tetto (1586) da Andrea Russo da Collesano; stucchi, cornici ed elementi decorativi (Paolo Pellegrino e Pietro Rosso); coro ligneo, palco dell’organo e fercolo della Madonna (Scipione di Guido, Giuseppe Martino e Giovanni Tammari). Nel 1619 crolla definitivamente la torre campanaria, la cui ricostruzione (1625-1659) viene commissionata a Oriano Coli, e la guglia viene rivestita con la ceramica di Caltagirone. Agli stucchi dell’interno lavorano Francesco Puzzo, Giovanni Calamaro e Vincenzo Tremoglie. Nel 1676 il peso eccessivo della guglia provoca il nuovo crollo della torre campanaria, che viene ricostruita su progetto di Clemente Bruno. La torre rimane però incompleta al secondo livello di lesene. Nel 1704 viene costruita la nuova sacrestia, arredata col pregiato “casserizio” in noce (disegno di Clemente Bruno, realizzazione dei fratelli ebanisti Ranfaldi). Vengono rinnovati i soffitti lignei del transetto (Giovan Battista Caruso) e delle navate laterali (Casimiro Marchiafava). Nel 1730 accanto alla Porta Grande (Paolo Guglielmaci) si aprono altre due porte (Nicolò Salerno). Concorrono ad arricchire l’interno pittori noti come Filippo Paladino, Guglielmo Borremans, Vincenzo Ruggieri, Pietro Novelli, Giovanni Piccinelli, oltre ad artisti orafi siciliani per le argenterie ed oreficerie. La chiesa ha pianta basilicale con tre navate e transetto. Dell’originale struttura trecentesca rimane la parte absidale esterna e una delle absidi laterali. La facciata principale (opera di Oriano Coli e altri maestri intagliatori) si eleva su un’ampia scalinata (realizzata nel 1730 da Don Melchiorre Roxas di Calascibetta). La parte inferiore è cinquecentesca a lesene di stile dorico, con 3 volte confluenti in un protiro che immette nella chiesa attraverso la Porta di Ponente. La parte superiore è sormontata dalla torre campanaria retta da 2 ordini di lesene ioniche e corinzie. Nel fianco destro, verso piazza Mazzini, si trova il portale rinascimentale (Porta Sottana) di Jacopo Salemi, con due coppie di colonne corinzie, architrave e timpano con scultura raffigurante S. Martino che dona il suo mantello al povero (bassorilievo che la tradizione vuole proveniente dalla chiesa di S. Martino nel castello di Lombardia, ma anch’esso quasi sicuramente opera del Salemi). In corrispondenza del transetto c’è il portale della Porta Santa, di linea gotica, (secondo alcuni opera di Gagini) e fatta murare dopo il Giubileo del 1447. Le absidi poligonali a forma di ombrello in stile gotico-catalano sono rafforzate da pilastri polistili e aperte da monofore. Accostato all’abside un arco, residuo di un porticato gotico. Il Duomo ha pianta a croce latina con tre navate separate da archi ogivali, sostenute da colonne di basalto nero con basi e capitelli corinzi ornati di foglie, di volute e di rilievi di animali e santi. Monumentali steli a masselli neri sostengono arcate e soffitti riccamente intagliati. L'esteso transetto e il presbiterio con le tre cappelle dell'abside completano la prima schematica visione del complesso. La serie di positivi presenta immagini dell’interno e dell’esterno della chiesa, e delle opere contenute (dipinti, stucchi, colonne, acquasantiere). Una gran parte degli scatti documenta lavori di restauro e riparazioni varie, a partire dalla controversa ristrutturazione delle pareti esterne delle absidi del 1907 voluta dall’architetto Francesco Valenti, fino all’ennesimo ripristino del terrazzo e del tetto (frequentemente danneggiato dalle forti piogge) del 1964 

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